Rosanna, la volontaria senior degli Orti Condivisi
Spesso erroneamente si pensa che il “volontariato senior” vada a braccetto con le esperienze di attivismo civico più classiche, dove il punto focale della propria azione sia esclusivamente l’Altro. I volontari over 60 che incontriamo ci raccontano, invece, sempre più spesso, una storia differente, quasi ribaltata.
Rosanna è una di queste. Sotto un piacevole sole di primavera ci accoglie una donna che ha da poco “appeso la professione al chiodo” dopo ben 42 anni d’insegnamento. La certezza immediata, ci confessa, è quella di voler voltare pagina: “dopo così tanti anni in classe pativo lo stare chiusa dentro un’aula. Cercavo quindi un modo per stare all’aria aperta senza dover ricorrere al tipico binomio panchina-parchetto. Così giocherellando con Facebook e attraverso il fenomeno digitale delle Social Street ho scoperto il fantastico progetto degli Orti Condivisi di via Padova”.
Davanti alla mia domanda di rito sull’esistenza o meno, per lei, di effetti positivi del Volontariato non tentenna neanche un momento: “Il volontariato non fa bene… di più! Direi che sia indispensabile, almeno finché il fisico regge. Se stai bene e sei pensionato non puoi solo chiuderti nella famiglia, nelle sue necessità, oppure nella sola attività in palestra… perché sennò entri in un mondo angusto proprio per la mente. Lo stare invece in compagnia all’aria aperta è una cosa bellissima. Io non lo considero quindi un servizio a favore di… io considero per me un privilegio essere qua. Chi sta bene sono io insomma!”.
Il punto di forza di questa attività civica ce lo racconta schiettamente mentre intorno a noi numerosi pensionati si danno da fare: “E’ un posto a misura di benessere, di aggregazione, dove ci si sporca le mani. C’è sempre un’attività possibile. Se c’è il sole si può semplicemente sedersi e rilassarsi, o anche venire a studiare che è la mia seconda passione, ci sono le feste di primavera/estate ed è un luogo sicuro dove, soprattutto se sei donna, nessuno ti importuna come purtroppo può capitare se vai sola in un parco”.
Interrogata su quali differenze lei veda tra le diverse generazioni che fanno volontariato nell’orto, lei sembra individuare la prospettiva progettuale: “Il giovane ha davanti sé un lungo periodo di vita. La sua esperienza di volontariato può riflettere una progettualità che guarda al futuro. Noi senior il passato lavorativo ce l’abbiamo alle spalle. Se diciamo di sì a qualcosa è puramente perché la sentiamo in sintonia con una parte profonda del nostro io, qui e ora, senza troppe strategie future”.
Rosanna per questo rivendica una sorta di rottura con il passato anche se ci confessa che qualcosina di quell’esperienza professionale se la porta sempre dietro: “io che per 42 anni ho lavorato a scuola, ora non avrei potuto tenere, ad esempio, un corso di italiano per stranieri come attività di volontariato, né stare in un’aula. Avevo bisogno di fare altro salvando però le cose importanti: l’attenzione alle persone, alle cose, ai punti di vista altrui, ai particolari, la lentezza del gesto di chi vuole imparare costantemente…”.
Quando le chiediamo come la pensa sul rischio di “sovraccarico da volontariato”, lei ci confessa di vederlo come una materia più maschile che femminile: “Il pericolo c’è. Soprattutto gli uomini, noto, non riescono minimamente a stare a casa, perciò si sentono in dovere di occupare tutto il tempo libero. Noi donne, volenti o nolenti, con i ritmi domestici sappiamo fare meglio i conti ed essere più equilibrate…”.
E come volontaria racconta le piccole conquiste “femminili” in un mondo, quello dell’Orto Condiviso, prettamente composto da volontari maschi: “i miei due più grossi successi qui vi sembreranno banali, ma non lo sono. Il primo è stato chiedere di usare i cassoni di terra per gli alberi da frutto, quindi non usare il terreno esistente, perché è inquinato. Poi ho fatto pressione perché la serra non la si posizionasse all’entrata dell’orto, occludendo così la bellezza di questo luogo, ma più defilata. Questa mia cura per i particolari penso sia propria dello sguardo femminile, e, anche se ha rallentato i lavori, ci tenevo fosse così. E’ stato faticoso…”.
Con Rosanna ci salutiamo sulla porta dell’Orto Condiviso, nel mentre due cagnolini corrono liberi in quel piccolo paradiso urbano chiuso tra i palazzi e un parcheggio. Sullo sfondo gli ulivi e gli alberi da frutto che spuntano fieri dai cassoni. La serra, defilata, trema mossa dal primo vento di primavera.
Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.
Davvero una bella storia, mi piacerebbe inserire questo best practice nel progetto erasmus che sto gestendo per l’Italia