Pronti a ripartire?

L’importanza di riprendere le visite, gli accertamenti e le cure al domani del lockdown.

In questi mesi ci siamo trovati catapultati in una realtà molto lontana dalla nostra quotidianità a causa del COVID-19. L’emergenza sanitaria conseguita alla pandemia legata al COVID-19 ha colpito certamente tutti i segmenti della popolazione ma, in particolare, i senior che, per proteggersi, sono stati costretti a restare a casa, chi in totale solitudine, chi, i più fortunati, ospitati dai parenti.

Stare in casa ed utilizzare i dispositivi di protezione individuale sono state misure di prevenzione opportune se consideriamo che i dati a nostra disposizione hanno chiaramente dimostrato che il COVID-19 è particolarmente temibile quando colpisce le persone più anziane e affette da patologie croniche.

La lunga costrizione a casa ha avuto però delle conseguenze non banali.

Da una parte la permanenza forzata a casa ha determinato un isolamento sociale. Molte persone anziane non hanno potuto visitare o essere visitati dai propri cari, non hanno potuto frequentare amicizie né hanno potuto interagire con i propri vicini di casa. Se per una persona più giovane tali abitudini possono sembrare superflue o comunque poco rilevanti, per una persona anziana sono spesso essenziali. Innanzitutto, garantiscono un equilibrio psicoaffettivo e danno senso alla vita. Inoltre, sono un potente stimolo emotivo e delle funzioni cognitive. Vi sono evidenze che la stimolazione emotiva e le sollecitazioni cognitive sono alla base del mantenimento della plasticità cerebrale e sono fondamentali per il corretto funzionamento delle attività cerebrali. È dunque ipotizzabile che alcune persone, le più fragili probabilmente, abbiano visto decadere le proprie performances proprio per un minor coinvolgimento emotivo e cognitivo. Minor capacità di ricordare, minor capacità di concentrazione ed anche maggior frequenza di sintomi d’ansia e depressione del tono dell’umore potrebbero essere conseguenze (meno evidenti) dell’epidemia da COVID-19 soprattutto nei senior.

Dall’altra parte l’epidemia ha favorito anche un isolamento sanitario che si è concretizzato nel trascurare le patologie croniche da cui la persona è affetta. Pensiamo per esempio alle patologie cardiovascolari, prima causa di morte nel mondo, e al diabete mellito di tipo 2, la cui diffusione è fortemente legata a stili di vita scorretti come la sedentarietà e l’alimentazione, peraltro fortemente condizionati dalla costrizione forzata in casa dell’ultimo periodo. Vi è la certezza che molte persone affette da queste patologie non si sono recate ad effettuare le visite programmate e non hanno potuto effettuare i controlli programmati. L’esplosione del Covid-19 ha poi certamente determinato una sospensione delle attività sanitarie programmate. I ricoveri sono stati possibili solo nei casi di prestazioni urgenti per fare posto ai pazienti con il virus mentre i ricoveri programmati sono di fatto saltati. Ciò ha fatto si che molte persone anziane (ad esempio quelle affette da patologie croniche degenerative) non abbiano ricevuto le cure mediche e riabilitative necessarie. I tempi di attesa si sono allungati e probabilmente si allungheranno ulteriormente anche nei prossimi mesi in ragione del fatto che ogni visita specialistica effettuata negli ospedali e nei poliambulatori richiede un insieme di procedure atte a escludere il contagio del paziente e/o dell’accompagnatore (es misurazione della temperatura corporea, compilazione di checklist per escludere la presenza di sintomi). Infine, una quota di anziani, ha preferito non rivolgersi ai servizi sanitari per paura di contrarre il virus e per non sovraccaricare un Sistema già in partenza sotto pressione.

E oggi cosa possiamo fare ?

Negli ultimi mesi la situazione è molto cambiata rispetto a quella di soli due mesi fa. La capacità del virus di contagiare sembra essere inferiore, il numero dei ricoveri in ospedale e nei reparti di terapia intensiva è nettamente ridotto ed è finalmente possibile uscire di casa in relativa discreta sicurezza. Fatto salvo che è necessario indossare sempre i dispositivi di protezione individuale e mantenere il distanziamento dalle altre persone quando si esce di casa, è quindi oggi consigliabile:

  • non sottovalutare la comparsa di sintomi e rivolgersi al medico di medicina generale per un eventuale loro inquadramento e/o approfondimenti diagnostici;
  • rivolgersi allo specialista per un consulto, soprattutto se si è affetti da patologie croniche che richiedono controlli specialistici già concordati con il proprio medico di medicina generale;
  • analizzare alcuni esami ematochimici, soprattutto se si assumono abitualmente farmaci che possono influenzare i parametri ematochimici (ad esempio diuretici o antipertensivi). Tali analisi dovranno essere effettuate preferibilmente dopo aver consultato il proprio medico di famiglia;

Una tecnologia che può accorrere in soccorso per gli anziani che hanno meno facilità di spostamento è la telemedicina. La telemedicina consente di effettuare alcune visite mediche da remoto, vale a dire senza la presenza fisica dell’utente è del medico ma tramite Personal Computer. Tale tecnologia è stata usata con soddisfazione reciproca (dell’utente e del medico) per la cura di mote patologie (es cardiopatie e diabete) e recentemente, in tempo di COVID-19, è stata proposta anche per altre discipline, tra cui anche quella geriatrica. Ad esempio, i familiari di alcuni pazienti affetti da deficit cognitivo possono essere istruiti tramite Telemedicina rispetto ai comportamenti da seguire per evitare l’insorgenza di disturbi del comportamento nei propri congiunti.

E’ bene ricordare che, anche in assenza di patologie croniche già diagnosticate, è comunque opportuno un periodico controllo dal proprio medico di medicina generale. Inoltre, è sempre essenziale un’alimentazione sana e varia e svolgere regolarmente attività fisica che tenga conto delle capacità del singolo.

Bisogna in altri termini cercare di riappropriarci della nostra quotidianità per proteggerci e prevenire.

Condividi questo articolo

Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).

Valentina Maria Deiana, dottoressa specializzanda in Geriatria presso l'Università Milano Bicocca

Lascia un commento