Senior, donna e arbitro di scacchi

Intervista a Franca Dapiran, arbitro internazionale di scacchi da 40 anni ed ora anche formatrice dei nuovi arbitri.

Gli scacchi sono un gioco di pianificazione che si contraddistingue per l’elevata possibilità delle combinazioni durante le partite. Il gioco presuppone la conoscenza di un ambiente in continua trasformazione, che è la scacchiera.

foto marchmeena29 da iStock

Per Davide Liccione (Psicologia degli Scacchi di Festini e Liccione, 1998) sono necessari due diversi tipi di memoria per giocare a scacchi adeguatamente. La memoria a breve termine (MBT) è la possibilità di memorizzare informazioni per un breve periodo, la memoria a lungo temine (MLT) è la possibilità di ricordare a lungo.  Ogni scacchista di medio livello ricorda, nella MLT, tutti i tipi di apertura. Ma le aperture più usate sono un numero limitato, pur avendo delle varianti. Gli scacchisti che giocano varie partite in simultanea usano la MBT per memorizzare diverse scacchiere.

Ma cosa distingue un grande maestro da un giocatore sia pur classificato? Il grande maestro ha studiato un gran numero di partite del passato. Ne ha immagazzinate fino a 50.000 nella MLT, perché nel centro gioco le possibilità si moltiplicano. Tuttavia, nella pianificazione si fa riferimento a un albero decisionale, per cui si escludono alcune possibilità.

E da senior è ancora possibile giocare a buon livello? Alcuni maestri giocano bene ancora a 80 anni perché se la MBT diminuisce, la MLT si conserva.

Incontriamo ora Franca Dapiran.

D: Che capacità sono necessarie per arbitrare?

R: Credo che oltre alla necessaria e basilare conoscenza dei regolamenti siano necessarie buone capacità relazionali. L’arbitro deve saper interagire con i giocatori senza infiammare gli animi, deve saper far accettare le sue decisioni, ovviamente imparziali, senza rivestire i panni del castigamatti.

foto UN Women Gallery da Flickr, Creative Commons (CC BY-NC-ND 2.0)

D: Sei riuscita a rendere compatibile il tuo desiderio di giocare a scacchi col tuo essere fuori dalla partita?

R: E’ stato semplice. Non ho mai avuto una forte volontà di sopraffare l’avversario, tanto è vero che dopo aver raggiunto posizioni di vantaggio spesso mi “accasciavo” e in un paio di mosse il vantaggio svaniva. L’aspetto dell’arbitro è più accudente che battagliero e questo rientra meglio nelle mie corde.

D: Come donna arbitro in un ambiente prevalentemente di uomini (80%) ti sei trovata a disagio?

R: A disagio non direi, anzi mi sono divertita a vedere le espressioni dei giocatori quando scoprivano che l’arbitro era una donna. Direi che un pizzico di soddisfazione lo provavo. Ora la situazione è un poco meno sbilanciata e ci sono diverse donne che sono ottimi arbitri.

D: Da senior è più facile o più difficile arbitrare?

R: Difficile a dirsi: a nostro favore c’è l’esperienza e la maggior conoscenza dell’ambiente, mentre si è un po’ meno agili e la fatica fisica si fa sentire di più. In ogni caso l’età non è assolutamente una barriera: alcuni giocatori si sono avvicinati all’arbitraggio proprio all’età del pensionamento, forse per restare nell’ambiente ed avere un impegno mentalmente meno stancante. Consideriamo che un arbitro segue in media 20-25 partite per volta, ma nel contempo non ne è partecipe.

foto UN Women Gallery da Flickr https://www.flickr.com/photos/unwomen/33466937185, Creative Commons (CC BY-NC-ND 2.0), #CSW61 – Side Event – “Fighting Stereotypes with Judit Polgár, Chess Grandmaster and Planet 50-50 Champion”. Scenes from the CSW61 Side Event – “Fighting Stereotypes with Judit Polgár, Chess Grandmaster and Planet 50-50 Champion” hosted by the Permanent Mission of Hungary and UN Women.

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Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).

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