Essere nonni oggi
Ho seguito da poco un seminario autobiografico sull’essere nonni: eravamo una decina di persone tra i 65 e gli 80 anni circa che ricercavano nella scrittura autobiografica in comunità delle motivazioni per vivere in maniera più profonda il nostro essere nonni;
per sciogliere dei nodi che ci impedivano di godere appieno di questa novità; per mettere ordine nei ricordi e nei racconti di famiglia, per trasmetterli ai nipoti, perchè sentiamo la mancanza dei racconti dei nostri vecchi; ma anche perché è importante il confronto con altri nonni, per mettere in luce aspetti magari contradditori e condividerli.
Innanzi tutto, è stata importante la riflessione che essere nonni racchiude molti io in successione: innanzitutto essere stati figli e nipoti, essere stati genitori noi stessi e infine nonni. Ognuna di queste identità ci ha plasmato e ha fatto di noi ciò che siamo oggi, mettendo dentro di noi le radici di famiglia.
Partiamo dall’essere stati noi nipoti: molti di noi senior non avevano conosciuto tutti i loro quattro nonni; io stessa, per quanto riguarda i miei 4 nonni, tre erano già morti prima della mia nascita, infatti la vita media alla fine della seconda Guerra Mondiale era all’incirca sui 55 anni; solo la mia nonna paterna ha potuto starmi accanto, ma solamente fino ai miei 10 anni, infatti morì il giorno dopo il mio compleanno e aveva pronto per me il libro “I ragazzi della via Paal”, che ho perso durante i miei traslochi, ma non ho mai dimenticato Nemecsek, uno dei ragazzi della banda di Boka, che morì da eroe e piansi calde lacrime per lui e, insieme, per la morte della nonna.
Erano tutte casalinghe le nostre nonne, anche la mia, che era un’abile cuoca. Preparavamo insieme i casoncelli e io tagliavo la pasta col bicchiere; mi preparava gli gnocchi, ma non ho mai imparato a passarli sulla graticola, per fare assorbire meglio il sugo, li schiacciavo troppo, e ancora oggi non so farlo… Mi preparava sempre un uccellino fritto, fatto con la pasta degli gnocchi. La nonna teneva sul balcone dei bellissimi oleandri rosa e sotto al lavandino c’era sempre un virgulto di oleandro che metteva radici in una bottiglia scura. Ho raccolto rami di oleandro ovunque, in Liguria, in Sardegna, sul lago di Garda, di tutti i colori, messi in bottiglia…mai spuntata una radice……Ma continuo a raccogliere rametti in giro…non rinuncio… E’ un tratto di me mutuato ingloriosamente da nonna Domenica.
Da genitori a nonni…
E’emerso che oggi noi senior possiamo scoprire in noi dei tratti dei nostri genitori che non amavamo… ad esempio abbiamo viaggiato spavaldi da soli ma scopriamo anzi riconosciamo nostro malgrado, di sentirci sperduti e prudenti come nostra madre…. Perché, se a vent’anni ci focalizzavamo su ciò che ci differenziava dai genitori, adesso ci sintonizziamo sulle caratteristiche comuni e le ricerchiamo, qualunque esse siano.
E ricapitolando le esperienze paterne e materne, specialmente diventando noi stessi genitori, possiamo iniziare a giudicarli di meno, perdonarli di più… E’ con questo spirito che ci accostiamo ai nipoti, più indulgenti, più empatici, più giardinieri… Pronti a seminare, a guardare con curiosità che cosa nasce nel giardino….
Oggi nonni
Noi baby boomer, che godiamo del privilegio di un’alta aspettativa di vita (oltre gli 80 anni), abbiamo anche il privilegio di poter seguire la crescita dei nostri nipoti. Io mi sono sposata giovane, ho una figlia e sono nonna di due nipoti: A. è laureata da poco architetto e lavora già, mentre mio nipote J. ha conseguito la Laurea breve in Ingegneria del Cinema e sta continuando gli studi. Sono orgogliosa di loro, ma li vedo poco perché sono sempre impegnati.
Non posso fare a meno di pensare che quando loro erano piccoli anch’io ero impegnata col lavoro, ma cercavo di vederli tutti i giorni. Un po’ più grandini ho insegnato io a leggere e scrivere, improvvisando il metodo in base ai loro interessi e alle loro preferenze: Rousseau, il pedagogista, sarebbe stato fiero di me. Insieme ci siamo divertiti, siamo andati in bicicletta, al mare e insieme a Roma per la loro prima volta. Per sua fortuna mia figlia allora non aveva una professione come ha ora, ed ha allevato i suoi figli, senza bisogno di grandi aiuti.
Invece molti nonni che ho incontrato al seminario si occupano dei nipotini perché le figlie lavorano e hanno bisogno d’aiuto per allevarli. Anche molte mie amiche all’incirca della mia età hanno dei nipoti ancora piccoli e, ora che sono in pensione, li accudiscono e se li godono e vedono la vita con gli occhi dei bambini, che, secondo me, è un grande privilegio per un adulto. Mi invidiano perché mi dicono che loro forse non vedranno i loro nipoti laureati, ma io invidio loro perché vorrei averli ancora piccoli i miei nipoti, ora che sono in pensione e ho molto più tempo…
A me oggi non resta che offrire ai miei nipoti grandi qualche regalo (meglio i soldi); invitarli e aspettare che passino a trovarmi e ascoltare curiosa, dalle loro esperienze, l’eco di un mondo nuovo che loro abitano con disinvoltura; inventare qualche incontro, parlare dei libri che leggo, dei miei piccoli viaggi, insomma dimostrare loro di essere protagonista e non spettatrice della mia vecchiaia, perché mi ricordino così.
Silvia Ghidinelli è Presidente dell’Unitre di Fossano e cura l’invecchiamento attivo dei senior della sua città, anche come docente del Laboratorio “Piacere di leggere”. E’ membro attivo dell’Associazione culturale Cicerone e si spende per far conoscere agli studenti l’arte del territorio a Km 0. Si dedica quindi ai senior e ai giovanissimi