E’ utile assumere vitamina D ?
Proseguiamo il dibattito sulla vitamina D.
La vitamina D è importante, soprattutto per i senior, ma è sempre utile assumerla? In un precedente articolo che abbiamo pubblicato una nutrizionista ha fornito suggerimenti su come mantenerla ai valori ottimali. In questo nuovo articolo, un medico propone i risultati di ricerche sull’argomento che mettono in dubbio che sia sempre utile assumerla anche senza consiglio medico.
Esiste un concetto largamente diffuso tra la popolazione generale (e spesso sostenuto anche da medici e farmacisti) in base al quale l’assunzione preventiva di Vitamina D sarebbe in grado di rinforzare il tessuto osseo e, di conseguenza, di ridurre il rischio di fratture. Ma tale convinzione, che porta spesso i senior ad assumere tale vitamina anche senza il consiglio del medico, magari sotto la spinta di conoscenti o marketing giornalistico, è realmente giustificata?
La ricerca scientifica non ha mai avallato la pratica della supplementazione vitaminica in persone sane, ed ora a rinforzo contro tale pratica arrivano le conclusioni di un ampio studio di popolazione, denominato VITAL, che ha esaminato circa 26.000 persone sane, di età superiore ai 50 anni, randomizzati ad assumere giornalmente 2.000 UI di vitamina D3 oppure placebo (la randomizzazione è un procedimento che garantisce la totale casualità dell’assunzione del farmaco o del placebo).
A tutti i partecipanti è stato consentito di assumere anche un supplemento di Calcio, purché non oltre 1.200 mg al giorno, e tale integrazione è stata adottata dal 20% circa dei soggetti.
All’inizio dello studio il valore medio di 25(OH)D (la sostanza che il fegato produce partendo dalle vitamine D3 e D2, utilizzata dai laboratori per identificare la carenza vitaminica) era di 31 ng/ml (il valore normale è compreso tra 30 e 200): quindi la media dei partecipanti era al limite inferiore della quantità normale di vitamina.
Durante il monitoraggio, durato 5 anni, l’incidenza delle fratture in genere, delle fratture non vertebrali e delle fratture di femore in particolare è risultata sostanzialmente identica nel gruppo che assumeva vitamina e in quello che assumeva placebo.
Analizzando un risultato secondario (fratture maggiori causate da osteoporosi: femore, polso, omero e colonna vertebrale) si è constatato lo stesso risultato, e non si sono verificate differenze anche esaminando i partecipanti sulla base dell’eventuale presenza nella loro storia di fratture pregresse o sulla base dell’uso di supplementi di Calcio o di farmaci contro l’osteoporosi.
La vitamina D non ha prevenuto fratture nemmeno nel sottogruppo di soggetti che presentavano livelli di 25(OH)D < 24 ng/ml (circa il 25% dei partecipanti) o addirittura < 12 ng/ml (circa il 2%).
Occorre anche chiarire, per completezza, che tutti i partecipanti allo studio VITAL sono stati randomizzati a ricevere anche un supplemento di acidi grassi ω-3 o placebo, ma non è stata riscontrata alcuna interazione tra la vitamina D e gli ω-3 riguardo all’incidenza di fratture. Pertanto, le conclusioni di questo ampio studio, ben realizzato, sono chiare: l’assunzione di vitamina D non previene affatto le fratture in una popolazione relativamente sana di età adulta o avanzata, perlomeno lungo un periodo di 5 anni.
Da notare che circa la metà dei partecipanti allo studio presentava valori ematici di 25(OH)D inferiori al limite minimo stabilito da alcuni laboratori, e nonostante questo il supplemento vitaminico non ha diminuito l’incidenza di fratture.
Come conclusione pratica, sarebbe ora di smettere di consigliare l’assunzione di vitamina D in soggetti in buona salute, ricordando che sono già stati esclusi eventuali benefici della vitamina D riguardo alle malattie cardio-vascolari, al cancro in genere e alle cadute accidentali (NEJM 2019; 380:33 e The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism 2020; 105:2929).
Rimane solamente una nicchia di soggetti in cui – teoricamente – la somministrazione potrebbe essere di aiuto (ma non è ancora stato provato): nelle persone che hanno un’esposizione estremamente ridotta alla luce del sole, dal momento che la vitamina D3 viene sintetizzata dal fegato e “attivata” dall’esposizione ai raggi ultravioletti (UVB).
A questo proposito, il tempo di esposizione al sole necessario alla cute per attivare la vitamina varia dal colorito cutaneo: nelle persone di carnagione chiara (fototipo I) sono sufficienti 15-20 minuti; per le persone di colorito molto scuro (fototipi IV e V) sono necessari tempi fino a 6 volte superiori.
È infine fondamentale, soprattutto per i senior, prevedere un’esposizione ai raggi solari anche durante l’inverno, nelle giornate luminose e nella fascia oraria compresa tra le ore 11 e le ore 16.
Foto BrianAJackson su licenza iStock
Bibliografia: LeBoff MS et al. Supplemental vitamin D and incident fractures in midlife and older adults. Cummings SR and Rosen C. VITAL findings – A decisive verdict on vitamin D supplementation. New England Journal of Medicine 2022 Jul 28.
Laureato in Medicina all’Università di Torino nel 1973, è stato Medico Ospedaliero e Medico di Assistenza Primaria presso l’ASL di Fossano. E’ stato Consulente redazionale di importanti riviste mediche e, dal 2003, è Consulente scientifico del portale www.paginemediche.it, per quanto concerne l’aggiornamento riservato ai Medici.
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