Marina volontaria senior che riforesta Roma

È bello fare quello che facciamo perché è vita Francé. Noi piantiamo vita nonostante le pandemie, le crisi economiche, le guerre, il buio che sembra non lasciarci più. Il piantare un albero è un inno alla vita che non si arrende”.

Marina ha 66 anni ed è una volontaria dell’associazione Daje de Alberi, progetto capitolino di riforestazione e rigenerazione urbana, mirato a stimolare la socialità in diversi Municipi, coinvolgendo la cittadinanza. La cura degli alberi viene assegnata ai volontari dell’associazione e Marina, da due anni, fa parte di questo gruppo, entrandoci quasi per caso: “Ho ringraziato il fondatore su Facebook per un’azione che avevano appena compiuto a Largo Lanciani. Lui mi chiese se mi andasse di saperne di più dell’iniziativa ed eccomi qui.  Sono con loro da due anni”.

Per Marina un debutto assoluto:Mai fatto volontariato prima e mai interessata al volontariato di questo tipo. A parte le piante sul terrazzo… il colpo di fulmine con il pollice verde non era mai scattato. Però di tempo libero ne avevo e non mi andava di impiegarlo di fronte alla televisione o pensando all’artrosi cervicale. Nonostante i tipici acciacchi della mia età, io dentro me ne sento 25 di anni”.

Ma perché, tra tutte le tipologie, un volontariato così particolare?Volevo fare qualcosa di bello e di utile, anche se poi io questi alberi appena piantati, una volta che cresceranno, non li vedrò mai. Non mi interessa, li vedrà qualcun’altro. Dobbiamo fare qualcosa per Roma che è ridotta in condizioni pietose. Facciamo qualcosa senza aspettare che lo Stato faccia. Rimbocchiamoci le mani e facciamo qualcosa anche noi. Pensa che dietro dei cespugli qualche tempo fa abbiamo raccolto un’intera enciclopedia gettata a terra. Passano le persone e dicono che dovrebbe pensarci la nettezza urbana. Vero, ma la città è anche nostra. Cerchiamo di metterci la faccia, di scendere nelle strade, rimboccarci le maniche e di fare i fatti invece solo di lamentarsi”.

Roma allora vi vuole bene?Certo. Vero però che tra le tantissime persone che ci ringraziano, ci sono persone che ci guardano ancora con estremo sospetto. Addirittura ti chiedono perché giri con un bastone e devi spiegare loro che è una semplice zappa. Alle volte i commercianti ci guardano male se piantiamo un albero davanti al loro esercizio, non capendo che la futura ombra avvantaggerà anche i loro clienti, soprattutto d’estate. Quindi sono poi restii ad aiutarci a prendercene cura, ma dopo capiscono la bellezza della cosa e ci danno una mano. Per fortuna però la maggioranza ci accoglie senza esitare”.

L’impegno delle volontarie e dei volontari di Daje de Alberi è prezioso quanto semplice: annaffiature, effettuare nuove piantumazioni, cura a tuttotondo del precario verde esistente e ogni attivista ha i suoi alberi da seguire, anche se è poi la socialità, l’operare insieme, il bello e il fulcro della loro azione, soprattutto se fatto ‘alla romana”: “I ragazzi sono realmente scanzonati, li chiamo ragazzi perché sono la più grande, diciamo una mascotte alla rovescia. Sono ragazzi con il sorriso, positivi, quando si opera insieme ci scappa la battuta romana, insomma si lavora con spensieratezza, con la tipica allegria ‘manifesta’ delle nostre latitudini. È romano non solo il nome dell’associazione, ma anche il modo di stare insieme insomma”.

Nessuna differenza generazionale allora?No, le differenze ci sono. Tra la mia generazione e quella dei volontari c’è una romanità proprio diversa. La mia è la generazione del ‘ce deve pensà lo Stato’, insomma ci adagiamo facilmente. Invece no, lo Stato siamo noi, Roma è nostra. Questi giovani volontari sono più sensibili alla cosa pubblica, al bene comune, all’agire per primi. Loro raccolgono la spazzatura anche se non hanno sporcato, i passanti della mia generazione che ci vedono farlo, pur ringraziandoci, ci tengono a ribadire che dovrebbe pensarci il Comune. Se però facciamo tutti il nostro, un pezzettino ognuno, le cose andranno meglio!”

Ma allora non è difficile operare con chi ha ‘visioni generazionali’ così diverse? “Se si individua un obbiettivo comune, il dialogo tra generazioni è possibile. Io per lavoro ho quasi sempre lavorato con i ragazzi, e mi ci trovo proprio bene. Mi dà proprio una gran carica. Così quella diversità anagrafica sostanziale, nonostante il fatto che molti di loro hanno l’età di mio figlio, di fatto sparisce. E questo succede appunto perché l’obbiettivo e la mentalità è comune”.

Ma un senior ha qualcosa invece da portare in dote a un collettivo così particolare?Certo! Di fatto abbiamo visto scorrere più tempo e quindi possiamo insegnare ad aver pazienza anche quando i risultati non sono immediati, come invece vorrebbero le nuove generazioni. Non necessariamente vedremo chiome lussureggianti. Ci vorranno decenni. Iniziamo noi, per dare il bello a chi verrà. Insomma care e cari coetanei, di cose da fare ce ne sono, se uno vuole! Ci può anche essere un attimo di smarrimento quando si lascia la vita lavorativa per il pensionamento, ma deve veramente essere un attimo. Basta guardarsi intorno è di robe da fare ce ne sono. Io veramente sogno un Daje de Alberi piena anche di volontarie e volontari senior!”.

Nipoti da seguire, primi acciacchi, incombenze varie, tuffarsi nel volontariato come hai fatto tu non rischia di drenare troppo le residue forze di un aspirante volontario over 60?Nessun rischio di burn out, o meglio, non qui da noi. Gli eventi sono tutti organizzati con anticipo. Di solito, almeno di inverno, sono subito dopo pranzo il sabato o un’oretta emmezza la domenica. Quindi il nostro volontariato non succhia via l’intero tempo libero. E anzi è un toccasana per quella maledizione che alla nostra età rischiamo di portarci appresso, cioè quella sensazione di non sentirci più utili. Oltretutto è un’attività sana, all’aperto… fa bene al fisico, ti rilassa, ti abbassa la pressione, rasserena, è come fare yoga in un certo senso”.

Altro da aggiungere? Chiedo. Marina scoppia in una risata contagiosa. “Certo, eccome no… e daje Francè!

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Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.

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