Negozi di prossimità: una fine annunciata

C’è una parola che mi irrita ogni volta che la sento. Il “carrello” della spesa è aumentato. Non parlo degli aumenti che sono una catastrofe per molti. Ma il punto è un altro: la parola “carrello” si associa alla grande distribuzione, ai supermercati.

Ma perché mai uno deve necessariamente fare la spesa nei supermercati, magari solo il sabato quando uno deve già immaginare cosa avrà voglia di mangiare il mercoledì? Con le code, con quei contenitori stracolmi che fanno pensare a quante cose andranno a male prima di essere consumate. E’ un’overdose di cibo.

Famiglie numerose? Ma quando mai, visto che c’è la denatalità? Sindrome da dopoguerra, nel 2023? Per fortuna da qualche tempo si sono aperte le versioni “local”, più distribuite sul territorio e aperte la domenica.

E’ comodo per il consumatore che non deve più preoccuparsi se gli manca un uovo. Tutto raggiungibile nei 15 minuti previsti dal Comune. Tuttavia, delle differenze, forse importanti solo a livello emotivo, restano.

Per esempio, il lavoro delle cassiere, tutte donne, resta sempre alienante, ben diverso da quello del bottegaio che ti suggerisce la frutta giusta. E tra poco, grazie alle casse automatiche, anche quel lavoro è destinato a scomparire. E, se non si trova un prodotto, è caccia, e benedizione, al magazziniere. Insomma, non ci si può opporre all’industrializzazione imperante non da oggi. Ovviamente i tempi cambiano.

Ma che bella era la parola “sacchetto”, di carta naturalmente. La plastica è comoda, indistruttibile fin troppo. Ma, comunque ci si sforzi per decorarla, resta brutta e deprimente. Lasciatemi parlare di estetica e non di economia.

Certo, direte, il centro commerciale è più razionale, i prezzi sono competitivi, ed è quello che conta. E poi le confezioni sono così igieniche. E con tutta quella varietà, posso scegliere tra dieci marche diverse. O provare tutti i gusti, come si afferma in una nota pubblicità che non dà tregua. E’ il trionfo dell’abbondanza.

Ma c’è un inciampo. Per fare la spesona ci vuole la macchina a cui dovremmo rinunciare in tempi di inquinamento e di crisi energetica. Ma mica si può fare la spesona in bici o col monopattino. E c’è un secondo inciampo. Si cammina di meno e tocca andare in palestra per compensare il poco moto. Non è divertente camminare tra gli scaffali mentre una volta tra panettiere, verduraio, salumiere e macellaio si dava un’occhiata anche ai negozi di vestiti, si scambiavano due parole con la vicina. Per non parlare dei rider. Crediamo proprio che in Italia non esista una pizzeria a portata di piede ovunque?

Forse perché noi senior siamo nati con i negozi di vicinato. Ed era così piacevole passare dal panettiere, al salumiere, al verduraio. Il venditore era un amico, ci conosceva, ci dava consigli. I piccoli negozi, ora sostituiti da banche e dai punti di telefonia, mettevano allegria. Ora la città è più tetra.

Ce n’è ancora qualcuno e credo che sia opportuno tenerceli cari. Il pane vero non ha il sapore del pane di plastica, il prosciutto vero non ha paragoni. E che dire della frutta, che nei supermercati passa dall’essere acerba all’essere marcia.

Lo stesso dicasi della spesa online. Certo che in tempi di covid è stata l’unica risorsa possibile. Ma, passata la tempesta, l’impressione è che la pigrizia abbia preso il sopravvento. Cerchiamo di capire le ragioni del trionfo di Amazon. Certo, alcuni articoli sono introvabili e nella rete si trova proprio tutto, anche quel ricambio sparito dalla circolazione. Però forse noi senior non siamo abituati a una periferia fatta di depositi e a una città di vetrate vuote e gremita di fattorini sottopagati.

Insomma, i negozi di vicinato fanno vivere la città, la rendono più allegra, più interessante, più umana. Sono più costosi, va bene. Ma non è sempre detto che risparmiare sia un affare. Bisogna calcolare i costi e i benefici insieme alla vitalità che ci aspetta o ci manca sotto casa.

Foto Kampus Production da Pexels

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Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).

Un Commento

  1. pierarotella 23 Giugno 2023 at 13:25 - Reply

    Per chi deve fare i conti ogni giorno il supermarket è insostituibile . Sotto casa ci sono prodotti poco scelti ed economicamente cari. I fornitori abusano della scarsa attenzione a date di scadenza e della scarsa competizione tra marche per offrire ai rivenditori il superfluo.

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