Sonia e la scrittura che cura (anche i Senior)

La scrittura può curare, sciogliere nodi, ricomporre fratture interiori e riappacificare esistenze increspate, anche e soprattutto nell’età Senior. E questa magia, che poi magia non è, ma un metodo terapeutico certificato, se incontra l’azione dell’associazionismo e del non profit, amplifica la sua potenza ed efficacia.

Per farci raccontare il potere di questa metodologia oggi incontriamo la sua creatrice, Sonia Scarpante, 65 anni, milanese, presidente dell’associazione “La Cura di Sé”.

Sonia Scarpante

Un racconto che inizia 25 anni fa, quando scoprì di avere un tumore al seno e proprio la forza terapeutica della scrittura le cambiò letteralmente la vita, portandola oggi ad avere all’attivo sedici libri pubblicati e l’organizzazione di un’infinità di momenti di formazione, condivisione e divulgazione pressoché ovunque: dalle scuole alle biblioteche, dai luoghi di cura ai teatri, passando per istituti di pena, studi televisivi e radiofonici.

Sonia, quando si va in pensione, dopo una vita lavorativa impegnativa, spesso ci si sente perse e persi. La scrittura può curare anche questo spaesamento e dare nuovi stimoli di rilancio? “Quando si va in pensione lo sguardo dovrebbe aprirsi maggiormente alle possibilità, alla rinascita del sé attraverso percorsi di conoscenza nuovi legati all’interiorità. La scrittura permette questa ascesi quando ci affidiamo al suo impeto, alla sua forza energetica, basta affidarsi ad essa con costanza e passione. La scrittura può assolutamente curare lo spaesamento di questo delicato passaggio evolutivo e dare nuovi stimoli di rilancio andando ben oltre le aspettative.

Essa permette di lavorare sulla memoria biografica arrivando a modificare le sovrastrutture mentali che spesso rappresentano una forma di impedimento alla autorealizzazione. La scrittura cura lo sperdimento, aiuta a vedere oltre le apparenze, a provare maggiore empatia verso l’altro che si racconta, ad aumentare le risorse di ascolto verso l’altrui narrazione, ad accogliere la diversità. Ma ancor di più la scrittura esercita una forza propedeutica legata all’etica perché smuove, ci aiuta a prendere posizione e ad indignarsi per il non lecito, a battersi per le ingiustizie, a nutrire un animo combattivo e riuscire a stare nella sofferenza altrui senza provare disagio sentendosene sovrastati”.

Dal tumore che l’ha vista iniziare la sua avventura sono passati 25 anni, oggi la “scriverebbe” nella stessa maniera, nel profondo cos’è cambiato in lei in tutti questi anni? “Da quella avventura di 25 anni fa tante cose si sono trasformate, non sono più la stessa persona di allora come non lo sarò domani o in un futuro. Il tumore è stata un’esperienza dirompente ma anche catartica perché da subito mi sono posta nuove domande: ‘Che cosa mi vuole insegnare questa fatica, questa malattia? Che senso posso trovare in questa esperienza?’.

Da quel 1998 sono nati ben 16 libri, un metodo Scarpante da me registrato e legato al progetto di scrittura terapeutica, scrittura intesa come Cura e conoscenza di sé, come è nata dodici anni fa una Associazione La cura di sé, che vanta menti elettive come quelle dello psichiatra Eugenio Borgna e dello psicoterapeuta Massimo Recalcati, a me prossimi anche per fervida amicizia. La Scrittura di oggi sarebbe diversa da quella di ieri, almeno penso, come giustamente dovrebbe essere nel nostro percorso evolutivo che ci vede sempre in crescita”.

Per “attivare” il potere terapeutico della scrittura, serve saper scrivere bene o chiunque può goderne? quale consiglio “di postura” può dare a chi si avvicina a questo metodo per la prima volta? “Per attivare il potere terapeutico della scrittura non serve scrivere bene e chiunque, dal più piccolo al più grande, del più giovane al più anziano ne può usufruire.  È importante scrivere a mano perché quella scrittura manuale crea sempre un legame forte con il nostro pensiero, con la psiche che traccia un mosaico su quel foglio bianco: parole che non sono mai vuote e possono emergere in tutta la loro bellezza e sacralità”.

Il riaffiorare dei ricordi tramite la scrittura, oltre a curare, può però fare anche riaffiorare passaggi dolorosi della vita, passaggi rimossi per protezione. Ne vale sempre la pena? Esiste una protezione per gestire questi momenti impattanti o si è sole e soli con i propri ricordi riaffiorati?  “Il riaffiorare dei ricordi tramite la scrittura è un aiuto sostanziale per avvicinarsi alla Cura. Non è una scrittura facile, chiaramente, perché a volte si disvela, fa riaffiorare passaggi dolorosi, esperienze rimosse. Ma dare parola a quella sofferenza e farne segno di condivisione aiuta alleggerendone il peso, rendendolo meno onnipotente e facendogli intraprendere nuove strade protettive. Possiamo poi sempre contare su delle figure di riferimento e di contorno a cui avvicinarci quando sentiamo il peso della fatica o quando ci fa bene espandere quelle parole difficili da esternare per imparare a cicatrizzare il tessuto connettivo che è altamente legato a quello emotivo”.

Oggi lei è una Senior, c’è un consiglio che darebbe alla “giovane lei “che scriveva le prime lettere? rifarebbe tutto da capo senza modificare nulla? “A quella ‘giovane lei’ che scriveva le prime lettere direi con ancora più fermezza ciò che una volta di tanti anni fa mi disse un caro francescano: ‘Non aver paura, devi andare avanti’, parole che sono diventate anche il titolo di un libro importante. La mia timidezza in diversi anni precedenti è sempre stata un po’ un ostacolo che ha bloccato a volte il mio procedere, anche in questo tragitto ho imparato ad affrontare quell’aspetto di me che ha rappresentato un blocco negativo in diverse circostanze. Posso dire che sono stata messa molto alla prova e tante volte mi sono chiesta, in sincerità, da dove provenisse quella forza che mi faceva proseguire con costanza”.

A 25 anni dal suo tumore, dall’inizio della sua avventura, ci racconta un suo sogno, un suo progetto ancora incompiuto? “A 25 anni dal mio tumore e da quella prima avventura sono nati diversi desideri e tanti sogni. Quello più immediato è il realizzare un nuovo testo che sia educativo e di formazione per i giovani nelle scuole  e sempre attinente al metodo Scarpante collegato alla scrittura terapeutica. Sono al mio 7º master e il mio desiderio è che un giorno possa nascere una Scuola con queste attinenze dove i facilitatori che ho formato possano trasmettere la bellezza del sapere attraverso questo percorso.

Il progetto come sappiamo è entrato nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nelle case circondariali di Milano e sta diventando progetto teatrale, esperienza che io stessa ho vissuto circa 18 anni fa attraverso la rappresentazione teatrale ‘E ancora danzo la vita’. Un mio facilitatore, psicologo, di nome Alessio Silo, sta intraprendendo questo nuovo percorso, attraverso cui, ne sono certa, realizzerà importanti traguardi.

Non avrei mai pensato, agli esordi di quel lontano 1998, di realizzare un mondo così vasto che ruota intorno alla scrittura terapeutica, ma devo dire che quel primo lavoro di scavo che ho fatto su di me è stato così forte ed ineguagliabile da farmi percepire da subito la sua fonte amplificatrice. Questo sentimento l’ho afferrato subito. Intuivo che potevo riuscire ad aiutare me con quello sforzo ma potevo anche divenire strumento ed essere d’aiuto per altri, per la catarsi e la trascendenza racchiusa in quella penna che sapeva correre su lidi sconosciuti e rigeneranti”.

Vuoi leggere le precedenti interviste della sezione Volontariato? Clicca qui

Condividi questo articolo

Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.

Lascia un commento