Il metodo Kominsky raddoppia
Il metodo Kominsky, seconda stagione, serie Netflix,
di Chuck Lorre con Michael Douglas, Alan Arkin, Nancy Travis, Sarah Baker, 2019
Nella vita l’amicizia tra senior si declina più frequentemente al femminile. Sono prevalentemente le donne che si confidano e si sostengono reciprocamente a volte anche in gruppo. Sono donne vedove o separate, ma anche sposate. Forse l’amicizia maschile è meno visibile. Fatto sta che questa serie celebra l’amicizia tra due uomini senior, anzi decisamente senior visto che Sandy (Michael Douglas) ha 74 anni e Norman (Alan Arkin) di anni ne ha 84.
Come abbiamo appreso nella prima stagione, l’amicizia tra Sandy e Norman è il loro punto di riferimento nella vita. E’ come se l’idea di fondo fosse che per invecchiare bene è più utile un amico che una moglie. Forse l’amicizia maschile è meno complicata. Certo che le donne sono presenti: corteggiano Norman che è vedovo, intrigano Sandy, pluridivorziato. Ma non sono protagoniste.
La serie è ormai giunta alla seconda stagione eppure non ha perso lo smalto nel percorrere tutte le difficoltà dell’invecchiamento, sempre con il sorriso sulle labbra. Ma non fa sconti. Già nella prima stagione avevamo avuto a che fare con la perdita della moglie di Norman morta di cancro, mentre i rapporti con i figli erano problematici.
Nella seconda stagione è la salute che la fa da protagonista. Ed è Sandy ad ammalarsi con tutti i problemi relazionali che una malattia comporta. Per fortuna c’è Norman. Anche l’immagine della buffa scatoletta giornaliera dei farmaci è lì a ricordarci le conseguenze negative della longevità: si vive più a lungo ma si è malandati. Non meno grave è constatare che la memoria è in declino e che anche il sesso non è più brillante. Di fronte agli imbarazzi per le difficoltà sessuali uomini e donne reagiscono in modo diverso. I senior hanno difficoltà ad accettare il declino mentre per le senior le coccole a letto possono sostituire un rapporto sessuale che richiede troppe attenzioni. Le statistiche confermano.
Non mancano spunti di riflessione. Se Sandy ha una storia con una donna più giovane la cosa è vista con benevolenza, anche se Norman non risparmia un commento acido: “Ha la metà dei tuoi anni ma è comunque vecchia”. Le cose cambiano quando la figlia di Sandy si innamora di un senior. Allora la differenza di età suscita sconcerto. Perché l’età non è solo un dato anagrafico ma significa una cultura comune, canzoni, film, eventi che sono poco condivisibili da un’altra generazione. Questa idea è rappresentata in una scena irresistibile.
Interessante è il rapporto della serie con il “corretto politicamente”. Oltre alla solita cura nell’inserire un nero e un asiatico, qui abbiamo una protagonista, Mindy, che è sovrappeso e un protagonista, il nipote, decisamente non avvenente. Magrezza e bellezza sono due valori raramente sfidati dal cinema.
Entrambe le stagioni, nonostante la serietà dei temi, sono molto divertenti sorrette da una sceneggiatura urticante e che ricorda Woody Allen. All’insegna della leggerezza si ironizza molto sui guai e sui drammi dell’invecchiamento senza mai cadere nella banalità o nella superficialità. Ma non mancano momenti di autentica commozione come il dialogo tra Norman e la moglie morta, Liza. Michael Douglas e Alan Arkin giganteggiano in un cast perfetto.
Dopo due stagioni da non perdere confidiamo che sia in cantiere anche la terza stagione.
Wally Festini Harris è nata e vive a Milano. Già psicoterapeuta e professore universitario, ora si dedica alla scrittura. E' autrice, tra gli altri, dei saggi, "Ricomincio da 50" (2009) e "Ricomincio da 60" (2015).