Difese immunitarie e invecchiamento
L’immunosenescenza: cos’è e perché è importante conoscerla.
Con il termine “immunosenescenza” si intende letteralmente un “invecchiamento del sistema immunitario”, ovvero un progressivo indebolimento dei sistemi di difesa messi in atto dal nostro organismo nei confronti di agenti patogeni (virus, batteri…), correlato all’avanzamento dell’età.
Tale “indebolimento” è responsabile, nella popolazione anziana, di: aumentata prevalenza e gravità di malattie infettive; insorgenza di uno stato infiammatorio cronico latente (detto inflammaging) che, a sua volta, sosterrebbe lo sviluppo e la progressione di molte malattie correlate all’età (es: cardiovascolari, oncologiche, neurodegenerative); bassa responsività alle vaccinazioni.
Più nello specifico l’immunosenescenza si caratterizza per una diminuzione quantitativa e qualitativa di entrambe le componenti del nostro sistema immunitario: la componente “cellulo-mediata” composta da globuli bianchi, linfociti e macrofagi e la componente “umorale” composta dagli anticorpi che circolano nel nostro corpo.
Il nostro sistema immunitario si struttura fondamentalmente in due rami: 1) ramo dell’immunità “innata”, la nostra prima linea di difesa presente fin dalla nascita ed in grado di preservarsi con l’avanzare dell’età; 2) ramo dell’immunità “adattativa”, più suscettibile all’invecchiamento, composta da linfociti T deputati all’eliminazione diretta degli agenti patogeni e da linfociti B deputati alla produzione di anticorpi.
Più specificatamente, con l’avanzare dell’età il nostro organismo tende a perdere una popolazione di linfociti T cosiddetta “naive” mentre invece accumula un’altra popolazione di linfociti T cosiddetti “memory”.
I linfociti “naive” sono linfociti “giovani”, non hanno mai incontrato un determinato agente patogeno per cui, ogniqualvolta avvenga tale incontro, impiegano molto tempo per montare una risposta immunologica robusta. I linfociti “memory”, invece, sono linfociti “maturi” che conoscono diversi tipi di agenti patogeni, avendone già incontrati molti nel corso della loro esistenza per cui, ogniqualvolta avvenga nuovamente un incontro con essi, sono in grado di montare una risposta immunitaria rapida ed efficiente con conseguente rapida eliminazione del patogeno.
Questa distinzione tra linfociti “naive” e linfociti “memory” rappresenta uno dei motivi cardine per cui la popolazione anziana è più suscettibile a contrarre nelle forme gravi le infezioni come quella da Covid-19, in quanto il Sars-CoV-2 è, di fatto, un virus nuovo che l’organismo non ha mai incontrato prima. Inoltre, questa distinzione rappresenta il presupposto che ci fa comprendere il motivo per cui negli anziani la risposta immunologica nei confronti di un vaccino “nuovo” appare più lenta e meno robusta rispetto a quella messa in atto nella popolazione giovane-adulta.
Da sempre, le case farmaceutiche hanno dovuto tener conto dei fenomeni dell’immunosenescenza e dell’inflammaging per quanto riguarda la quantità e la qualità della riposta ai vaccini somministrati nella popolazione anziana e per questo motivo nel corso degli anni si sono ingegnate nel trovare strategie che superassero questo limite, con conseguenti ottimi risultati; citiamo alcuni esempi: vaccini contenenti una maggior concentrazione di antigene immunostimolante o sostanze cosiddette “adiuvanti” in grado di aumentare l’azione immuno-stimolante del vaccino; potenziamento dell’immunità “innata” con lo scopo di “allenarla” (trained immunity).
Per concludere, vi sono altri tre aspetti da considerare legati all’immunosenescenza: ridotta proliferazione delle cellule del midollo osseo deputate al costante rinnovamento delle cellule del sistema immunitario; fisiologica involuzione del timo, organo molto sviluppato in giovane età e sede di maturazione dei linfociti, con conseguente produzione di minori quantità di linfociti T; perdita di funzione delle barriere epiteliali della pelle, delle vie respiratorie e del tratto gastrointestinale, che consente agli organismi patogeni di invadere più facilmente tali tessuti scatenando continue riposte infiammatorie.
Prossimamente su questo sito, nella sezione Salute: “Immunosenescenza, ora che la conosci la previeni”
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Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP). Nives Ghezzi, laureata in Medicina e Chirurgia, ha svolto per cinque anni l’attività di medico di reparto presso la Riabilitazione Geriatrica di una Fondazione ed è attualmente iscritta alla Scuola di Specializzazione in Geriatria dell’Università di Milano-Bicocca.