Mens sana in corpore sano
Negli ultimi anni, la scienza ha definitivamente accertato che il praticare attività fisica in modo costante e regolare, è in grado di influenzare positivamente lo stato di salute fisico e psichico delle persone che si apprestano ad entrare nel pieno della maturità. In particolare gli studi hanno appurato in modo incontrovertibile che un’attività ad intensità “moderata” riduce la probabilità di sviluppare disabilità (cioè la perdita delle abilità nello svolgimento delle attività di vita quotidiana) e demenza (in particolare della demenza di Alzheimer). A oggi non sono ancora del tutto chiariti i meccanismi neurobiologici che sottendono a questi effetti, anche se si ritiene che siano molteplici. Con l’attività fisica, infatti, il cuore accelera i propri battiti, il sangue scorre più velocemente, la respirazione si fa più profonda e frequente, la pressione del sangue sale. Una serie di fenomeni che, tra le altre cose, proteggono l’apparato cardiovascolare, in particolare dall’arteriosclerosi e dalle sue complicanze cliniche. I grassi, infatti, vengono smaltiti con l’attività e non si depositano più sulle pareti dei vasi sanguigni. Anche l’osteoporosi, malattia delle ossa che è frequente in età avanzata e che predispone all’insorgenza di fratture, migliora in seguito all’attività fisica. Inoltre il movimento stimola le funzioni cerebrali, aumentando la perfusione cerebrale, favorendo la formazione di nuovi neuroni e di nuove sinapsi. I benefici derivanti dalla pratica dell’attività fisica si evidenziano, per quanto concerne le funzioni cognitive, soprattutto a carico delle capacità attentive e mnemoniche, ma è noto anche che l’attività fisica si correla ad una migliore autopercezione del proprio stato di salute. Infatti praticando attività fisica è possibile intrecciare e consolidare relazioni sociali positive, socializzare e condividere esperienze. Purtroppo soltanto una minoranza delle persone avanti negli anni pratica attività fisica nei tempi e nei modi corretti. Gli studi hanno infatti dimostrato che sarebbe necessaria un’attività di almeno 30 minuti al giorno per 3 volte alla settimana;questa è abitudine di pochi (si calcola che soltanto una percentuale inferiore al 20% degli over 65 pratichi attività fisica di intensità moderata con una certa costanza). In parte ciò è anche dovuto a false credenze (ad esempio, è ancora diffusa l’idea che oltre i 60 anni non sia più possibile praticare attività fisica o che ciò comporti un maggior rischio di eventi cardiovascolari avversi), ma anche ad una scarsa propensione da parte dei medici a prescrivere attività fisica in associazione alla terapia farmacologica. Infatti, nonostante conoscano i benefici dell’attività fisica e dello sport e sia pure in assenza di controindicazioni specifiche, soltanto una minoranza dei medici consiglia di praticare attività fisica ai propri pazienti. Sarebbe invece essenziale pianificare programmi di attività personalizzati sulla base delle capacità fisiche, dell’ambiente e dello stile di vita.
Il vecchio motto latino “mens sana in corpore sano” dovrebbe insomma divenire uno stile di vita ed un imperativo per tutti, anche dopo i 50 anni.
Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).