Non solo abiti…

… per un confort mentale e fisico garantito ad ogni età.

Una particolare tendenza del design contemporaneo consiste nello sperimentare progetti ibridi, che stanno tra la progettazione di prodotti e strumenti, e la progettazione di abiti (o comunque di accessori che possiamo far rientrare nella sfera di ciò che portiamo addosso).

iris apflel gioielli

Iris Apfel, icona della moda, ha disegnato bracciali gioiello per monitorare lo stato di salute

Questa nuova tecnologia viene chiamata wearable technology, (tecnologia indossabile), anche se io preferisco definirla, in modo meno scientifico ma forse più poetico, un sorta di terza pelle.

Gli abiti spesso vengono considerati come una seconda pelle che ci protegge e ci permette di esprimere la nostra personalità. Questa nuova generazione di abiti, non svolge più solo questa funzione, ma ci permette di metterci in contatto in modo attivo con il mondo.

Immaginate un abito che riesca a trasmettere attraverso un cambiamento di colori e forme le nostre più profonde emozioni?

Philips Design sta lavorando proprio a questo! Grazie al programma Skin project l’abito diventa un dispositivo elettronico complesso che risponde a stimoli personali come la sensualità, l’affetto e le sensazioni, amplificando o attenuando la luce, gonfiandosi e cambiando tonalità.

Potreste pensare che questa sia una inutile assurdità…ma riflettete sulle ricadute che questo progetto potrebbe avere in ambito medico, su persone affette da patologie che non consentono di comunicare in modo preciso.

La terza pelle è sempre più a contatto col nostro corpo e per questo sempre più performante, amplifica le nostre percezioni ma svolge allo stesso tempo una funzione di protezione rispetto a condizioni esterne.

Ecco allora, che per chi vuole proteggersi dall’inquinamento le designer Cora Bellotto e Laura Malinverni progettano Gusho – Reactive Protective Dress, un abito che si pone l’obiettivo di visualizzare la presenza di onde elettromagnetiche e di fornire un sistema di protezione e adattamento. Gusho consiste in un vestito reattivo, una sorta di estensione del sistema nervoso: in presenza di un aumento delle radiazioni elettromagnetiche, il vestito attiva una reazione meccanica e si trasforma in un rifugio protettivo, grazie all’utilizzo di un tessuto schermante.

Altro tipo di protezione, non meno importante, è quella contro gli urti e le cadute. Per limitarne i danni, le designer Anna Haupt e Terese Alstin ideano Hövding, una fascetta indossabile che si trasforma in casco invisibile. All’interno della fascetta è incorporato un airbag a forma di cappuccio che avvolge e protegge la testa. Il rigonfiamento del cappuccio si attiva nel momento in cui i sensori registrano eventuali movimenti anomali. Il sistema è stato ideato per ciclisti metropolitani, ma immaginate la sua altra utilità, se fosse pensato e sviluppato per persone che hanno problemi di mobilità oppure per i bambini che muovono i loro primi passi.

Ultimo, ma non meno importante, il tema della conoscenza del proprio stato fisico. L’attività di monitoraggio del proprio benessere, non solo in ambito medico, ma anche in relazione allo sport, è una buona pratica, fondamentale per la prevenzione di situazioni di emergenza. Spesso però, questa pratica è legata a controlli periodici e necessita di apparecchiature costose ed ingombranti. Nessuno di noi si sarebbe sognato fino a qualche anno fa, di poter rilevare il proprio battito cardiaco durante una passeggiata.

Oggi è semplice… come indossare un orologio o una maglietta!

Dallo smartwatch di Nike alla maglietta di OMsig, i sistemi di monitoraggio sono sempre più precisi, comodi e di moda.

La t-shirt smart dell’azienda canadese per esempio, prende nota di battito, respirazione e movimenti. Creata con dei particolari sensori è in grado di monitorare i parametri di salute di chi la indossa. È vera “maglietta-diagnostica” per tenere sotto controllo il volume di respirazione, l’intensità del movimento, la variabilità della frequenza cardiaca e le calorie bruciate grazie a dei particolari sensori. La t-shirt smart nasce per essere usata per controllare il cuore durante un esercizio fisico, ma l’azienda non esclude che potrà un giorno essere perfezionata e utilizzata anche per il monitoraggio dell’asma.

Dopo questa carrellata di abiti e accessori vorrei conludere con una divagazione. Anche per le nostre case e gli arredi i designer stanno cominciando a studiare ‘abiti’ che si interfacciano con noi. Un esempio viene dai designer giapponesi Setsu e Shinobu Ito che applicano agli oggetti del riposo una tecnologia sviluppata dal brand nipponico Aisin nel settore automobilistico. Si tratta di sensori a base gelatinosa che vengono sistemati tra l’imbottitura e il rivestimento di letti e divani, trasformandoli in sistemi interattivi che possono reagire ai movimenti del corpo, adattandosi a questi e modificando l’ambiente (spegnendo la luce, per esempio, non appena la persona si addormenta) creando spazi confortevoli che si adattano automaticamente alle esigenze di ciascuno.

Come afferma Bradley Quinn nel libro Textile Visionaries, Laurence King, London, 2013 «Il mondo del tessile, così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, sta diventano una cosa del passato. I tessuti del futuro ci renderanno più veloci, più luminosi, più radiosi, più ‘verdi’, più leggeri. Ci forniranno pelli multisensoriali, tecnologie che saranno però confortevoli al tatto, leggere, elastiche e protettive»

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Laura Arrighi é Dottoranda presso il Dipartimento di Scienze per l'Architettura della Scuola Politecnica di Genova. Fa parte del gruppo di ricerca sui temi del "Design for Better Life: gli scenari e le strategie per una migliore longevità", coordinato da Maria Benedetta Spadolini, referente della sezione Soluzioni abitative di questo sito

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