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Attività fisica

Correre fa bene. Ma quanto ?

Scrive un lettore: “Ho 69 anni. Mi sono sempre piaciute le corse non competitive, anche fino a pochi anni fa correvo tranquillamente fino a 10-15 chilometri. Ho dovuto interrompere due anni fa per problemi familiari anche se stavo bene. Ora vorrei riprendere. Il medico dice che il cuore è a posto. Quanto posso correre alla mia età per tenermi in forma ma senza rischiare? Che controlli dovrei fare?”

Si intuisce chiaramente che il medico curante ha espresso un giudizio di idoneità generico e quindi l’attività fisica può essere condotta con una discreta sicurezza. La corsa è uno degli esercizi più semplici perché la si può fare dovunque, ma bisogna rispettare alcune regole. Il fatto di essere stato un buon corridore predispone il proprio organismo a ripercorrere l’esperienza precedente sapendo riconoscere le risposte del proprio organismo. Tutto ciò è molto importante perché siamo noi i primi “sensori” di quanto accade nel nostro corpo, potendo essere in grado di giudicare in tempo reale la risposta alla fatica.

La corsa è un esercizio squisitamente aerobico che incide in modo favorevole sul sistema cardiovascolare, migliorando il flusso sanguigno periferico, la respirazione e portando l’organismo stesso ad un adattamento generale benefico, la cui espressione più evidente è la riduzione della frequenza cardiaca a riposo per effetto dell’allenamento stesso. Detto questo, ci sono però degli elementi problematici che devono essere presi in considerazione.

Un conto è correre tra i prati lontani dalla città, un conto in un ambiente urbano dove l’inquinamento atmosferico è elevato e quindi l’iperventilazione facilita l’assorbimento specialmente delle polveri sottili. Correre in questa dimensione alla fine diventa persino dannoso. Oltremodo diverso è il correre su un terreno piano oppure accidentato: quest’ultimo sicuramente è benefico perché stimola tutti i riflessi propriocettivi, cioè quelli legati al controllo della stabilità, migliorando tutto il complesso meccanismo che regola l’equilibrio, così importante in un senior. Evidentemente poi una cosa è correre nella brutta stagione e un’altra in piena estate: è lapalissiano che un corretto abbigliamento e delle scarpe idonee sono fondamentali per rispondere alle esigenze climatiche a cui va accompagnata un’alimentazione corretta e soprattutto una idratazione abbondante.

Un pizzico di prudenza per quanto riguarda l’apparato osteoarticolare, che nel senior giunto alla settima decade di vita può presentare alterazioni strutturali minime che possono dare dei segnali di allarme legati al sovraccarico funzionale. Quindi, oltre alla fatica percepita, bisogna dare ascolto e valutare eventuali dolori che potrebbero insorgere e che vanno monitorati con attenzione. La distanza? È legata alla voglia di correre, alla frequenza cardiaca in risposta alla fatica, al clima e, perché no, al proprio entusiasmo che fa sì che si possano riprendere le abitudini trascorse con le stesse distanze.

2 Commenti

  • Gentile Dott.re Busin,

    Non sono un senior, ma amo e pratico la corsa, fortunatamente in aperta campagna, lontano da nocive emissioni di particolato fine.
    Quello che mi preoccupa è l’impatto che questo sport può avere sulle articolazioni, correndo quasi esclusivamente su strade asfaltate.
    Parlando con amanti della corsa se ne sentono di tutti i colori, alcuni hanno dovuto smettere in età non certa da senior (40 anni) per danni alle articolazioni che avrebbero portato a dolori e difficoltà nella vita di ogni giorno.
    Infine riguardo le scarpe, anche lei, come i venditori ne consiglia la sostituzione dopo 1000 km?

    Mauro

    • L’impatto con l’asfalto o con lo sterrato non pone particolari problemi: nello sterrato è maggiore l’impegno propriocettivo della muscolatura. L’elemento importante sono le calzature che devono essere idonee e avere all’interno un valido supporto plantare e assorbire il peso esercitato. Ogni individuo è differente dall’altro e quindi è possibile che insorgano complicazioni che possono essere dovute a fatti specifici o accidentali. Per fortuna sono piuttosto rare. Cambiare le calzature quando l’interno si è troppo “appiattito” e quindi ha perso la sua funzione di sostegno. I mille chilometri mi paiono un po’ bizzarri.
      Silvano Busin

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