Volontariato sì, ma attenti al “burn out”

Siamo un po’ tutti malati di esterofilia, soprattutto nei termini comuni. Facciamo brunch, ci tagghiamo con i post sui social, andiamo a fare i check up e quando ci riuniamo per metterci d’accordo facciamo interminabili, quanto a volte inutili, call…

Tutte attività che più o meno facevamo già, con termini più comuni, più direttamente comprensibili. Questo è anche il caso del concetto di “burn out” che già nel 1894 il nostro Verga riassumeva con lucida sintesi in “il troppo stroppia” commentando il comportamento di Bellonia che da “demonio incarnato, si mise a fare la santa, cadendo in estasi ogni quarto d’ora, presa dagli scrupoli se le toccavan una mano, facendo chiamare in fretta e in furia Don Matteo Curcio al confessionale due o tre volte al giorno, come se fosse in punto di dannarsi l’anima, per dirgli invece delle sciocchezze, tanto che il pover’uomo ci perdeva il latino e la pazienza esclamando Figliuola mia, il troppo stroppia”.

Fuori di letteratura, anche la scelta giustissima e sanissima di fare volontariato senior potrebbe nascondere il pericolo di stroppiare e a dircelo sono i ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che, dopo due anni di studi, hanno da poco rilasciato, a cura di Eugenia Scabini e Giovanna Rossi, l’interessante volume “L’allungamento della vita. Una risorsa per la famiglia, un’opportunità per la società”.

Perdonando loro l’utilizzo di altri termini anglofoni come “successful ageing” o “active ageing” (scherziamo eh!) possiamo arrivare al cuore del problema: “Sia all’interno delle relazioni familiari, sia in quelle associative occorre trovare il giusto equilibrio – afferma la professoressa Lucia Boccacin al quotidiano La Stampa – spesso questo non succede, la persona sente di non avere spazio per sé e percepisce una situazione di carico eccessivo”.

Perché il pericolo, infatti, è che vi troviate catapultati dal posto di lavoro (per eccellenza luogo di distribuzione gratuita di stress a manciate) in un ambiente di volontariato dove lo stress invece di diminuire, sostituito da una sana fatica fatta di emozioni costruttive, si ripresenta, alle volta ancora più forte: “Non è genericamente un fare, ma una situazione di impegno correlata alla soddisfazione personale – conclude Boccacin – questo vuol dire avere relazioni positive in famiglia e fuori, saper usare la tecnologia, essere curiosi, leggere e questo, oltre ad avere un atteggiamento positivo e propositivo, previene il decadimento psicofisico”.

Sempre dalla ricerca, un altro indirizzo di senso ci pare molto importante da sottolineare, cioè il fatto che chi aderisce al volontariato senior, quindi chi accetta la sfida del rimanere attivo, reattivo, positivo e propositivo, non sceglie e non parteggia per drastiche scelte di vita, piuttosto preferisce combinare armonicamente tutte le sfaccettature del proprio essere “differentemente giovane” abbracciandole in un nuovo orizzonte di senso.

Insomma, nessuno strappo, nessuna rivoluzione, ma una lenta quanto inesorabile evoluzione/crescita personale (e chi lo avrebbe detto – lasciatecelo dire – in questo periodo di “rottamazioni”).

E come spesso abbiamo ripetuto sulle pagine di Osservatorio Senior, questa scelta di armonia non tocca solo qualche centinaio di volontari canuti, annoiati, in attesa di essere sostituiti da non si sa quale fantomatica nuova generazione: in Italia secondo l’ISTAT sono ben 703.602 (il 14% del totale) i volontari senior… attivissimi, presentissimi e spesso, appunto, instancabili.

Ecco, però, a fronte di quanto detto dalla Ricerca, un po’ di riposo, per evitare il “burn out”, anzi no, scusatemi, il “troppo stroppia” di verganiana memoria potete anche prendervelo. Tanto siete e rimarrete mitici agli occhi dei volontari più giovani (anche se non ve lo diranno mai!).

Non vi preoccupate. Siete, insomma, umanamente, prima che a livello di mansioni, preziosi e indispensabili per chi fa volontariato con voi. E come dicono i giovani di oggi, allora, “keep calm and volunteer on”… anglofonia canaglia…

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Francesco Bizzini, responsabile ufficio stampa CSV Milano – Centro di Servizio per il Volontariato Città Metropolitana di Milano.

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