Un ricorrente mal di pancia…
La malattia diverticolare dell’intestino.
Può capitare di soffrire di dolori addominali ricorrenti, senso di tensione, fastidio o gonfiore addominale. Non necessariamente tali sintomi sono indicativi di una specifica malattia addominale, ma, talora, la loro persistenza induce a rivolgersi al proprio medico. E talora la diagnosi è di malattia diverticolare dell’intestino.
Cosa si intende con la parola “diverticolo” nel linguaggio medico?
I diverticoli sono aree della muscolatura della parete intestinale (in particolare della porzione sinistra dell’intestino) che, con il tempo, perdono di elasticità, si indeboliscono e cedono formando piccole estroflessioni (i diverticoli appunto) il cui orifizio è rivolto verso il lume intestinale. Possono essere delle dimensioni di un pisello ed ingrandirsi fino a raggiungere quelle di una nocciola.
Quando la malattia diverticolare decorre in assenza di una sintomatologia correlata si parla di diverticolosi, mentre quando i diverticoli si infiammano e compaiono sintomi ostruttivi si parla allora di diverticolite. Quasi il 40% della popolazione di età compresa tra i 40 ed i 55 anni è portatrice di diverticoli. Questa percentuale cresce all’aumentare dell’età, infatti tra i 70 e gli 80 anni l’incidenza della diverticolosi raggiunge quasi il 70-80% della popolazione. Le donne hanno un rischio circa doppio di sviluppare la malattia diverticolare rispetto ai maschi di pari età. Infine una percentuale che varia dal 10% al 25% delle persone con diverticolosi sviluppa nel corso della propria esistenza sintomi di diverticolite.
Perché si formano i diverticoli? Come già detto, i diverticoli sono delle estroflessioni che si formano in corrispondenza di aree di minor resistenza lungo le pareti dell’intestino. L’elemento che maggiormente concorre a “sfiancare” la parete della muscolatura intestinale è l’aumento cronico della pressione endoluminale (cioè all’interno del lume dell’intestino) dovuta nella stragrande maggioranza dei casi alla stitichezza. A sua volta la stitichezza è legata alla sedentarietà e ad una dieta povera di fibre e liquidi (è noto che l’acqua e le fibre favoriscono il normale transito intestinale al contrario dei cibi raffinati come le carni, i grassi e i cibi conservati). Esiste poi una certa quota di predisposizione genetica a sviluppare la malattia diverticolare.
Quando la diverticolosi evolve in diverticolite? Essendo i diverticoli una sorta di “tasca” aperta nell’intestino, se al loro interno si accumulano residui di cibo o di feci, ecco allora che può avere luogo una proliferazione batterica che determina l’infiammazione dei diverticoli stessi. A seguito dell’infiammazione compaiono i sintomi: sensazione di fastidio e dolore addominale generalmente localizzati nel fianco sinistro, meteorismo, flatulenza, alternanza di stitichezza e diarrea. Più complessi i casi che sviluppano febbre, severi dolori addominali, nausea, vomito, sanguinamenti intestinali più o meno gravi fino alla perforazione del diverticolo e allo sviluppo di quadri acuti e gravi come nei casi di peritonite.
Esistono degli accorgimenti da seguire per mantenere i diverticoli “a riposo”, senza cioè che essi diventino sintomatici. In sostanza occorre favorire una corretta funzionalità dell’intestino e proteggere la mucosa intestinale dagli stimoli infiammatori. Ecco alcuni semplici consigli:
- Assumere un’adeguata quantità di fibre (circa 30-40 grammi/die, ad esempio mangiando cavolfiori, broccoli, bustine di crusca e di altre fibre a base di dipsyllium, glucomannano, inulina, fermenti lattici); è possibile consumare integratori alimentari a base di fibra in polvere;
- Bere almeno 1,5-2 litri di liquidi al giorno (preferibilmente acqua naturale, ma anche brodi o tisane). Fra le bevande vanno limitate quelle potenzialmente irritanti la mucosa intestinale, quali quelle gasate, latte, vino, birra, superalcolici e caffè. Il tè è concesso ma meglio se deteinato;
- Assumere frutta e verdura: per quanto riguarda la verdura si consiglia di consumare almeno una porzione al giorno, cruda o cotta. Sono da prediligersi le verdure che trattengono più acqua cosi da aumentare il volume delle feci e favorire il transito intestinale, quali lattuga, radicchio, sedano, asparagi, carote, zucchine, cipolle e patate. I legumi vanno consumati prevalentemente passati o centrifugati per eliminare le bucce. Come frutti sono da prediligersi mele, arance, pere e banane. Frutta e verdura con semini (fragole, kiwi, frutti di bosco, fichi d’india, pomodori) e verdure con fibre dure e filamentose (finocchi, carciofi, fagiolini) vanno assunti con moderazione;
- Consumare cereali integrali, pane, pasta, riso, fette biscottate integrali e limitare il consumo di spezie piccanti quali pepe, peperoncino, curry e cacao;
- Ridurre i grassi soprattutto di origine animale, le bevande e gli alimenti ricchi di zuccheri. Condire con olio extravergine di oliva. Tra le carni e i pesci si consigliano: pollo, tacchino, vitello, lombo di maiale, merluzzo, platessa, branzino, orata;
- Praticare regolare attività fisica che aiuta a mantenere la tonicità dei muscoli addominali e la corretta funzionalità intestinale. A tal proposito è utile la camminata veloce per almeno 20-30 minuti al giorno, o, in alternativa cyclette e jogging;
- Evitare il fumo che costituisce un importante stimolo infiammatorio per l’intero organismo;
- È inoltre importante non abusare di lassativi irritanti;
Durante la fase acuta della malattia, ovvero in presenza di diverticolite le raccomandazioni dietetiche cambiano: è bene prediligere una dieta liquida o semiliquida (pasta, riso, semolino in brodo conditi con olio crudo, carne o pesce omogeneizzata o tritata, uova) e ridurre il consumo di fibre (sono consentiti solo banana, mela, zucchine, carote lesse e patate nonché i centrifugati di frutta e verdura) e scorie. Eliminare completamente il cioccolato, le bevande alcoliche e gassate, i cibi fritti e piccanti. Durante la fase della riacutizzazione diverticolitica il medico può anche prescrivere l’assunzione di antibiotici non assorbibili.
Terminata la fase acuta, alla ripresa dell’alimentazione si consiglia di aumentare progressivamente la consistenza dei cibi (aggiungendo pane bianco secco, grissini, fette biscottate, prosciutto crudo e bresaola) e la quantità di alimenti contenenti fibra. Nella maggioranza dei casi gli episodi di diverticolite possono essere efficacemente trattati al domicilio; nei casi gravi (dolori addominali importanti, febbre elevata, astenia e talora anemizzazione) può essere indicato il ricovero ospedaliero, in associazione alla somministrazione di antibiotici ed idratazione endovena. Nei casi più gravi si deve invece ricorrere alla chirurgia.
Si tratta quindi di un disturbo frequente e facilmente gestibile, ma che è bene non sottovalutare, rivolgendosi tempestivamente al proprio medico di fiducia.
Alessandra Anzuini é specializzanda in Gerontologia e Geriatria presso l'Università degli Studi Milano – Bicocca. Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).