Benessere e felicità

Il benessere e la felicità sono temi importanti ma difficili da affrontare. Prevale, infatti, una lettura di tipo psicologico che, per quanto utile, mette in secondo piano le ragioni anche oggettive del proprio stare bene.

In questo quadro, molti dei pensieri più ingenui ed istintivi sul benessere sono confutati dalle evidenze, e dagli studi condotti. Ad esempio pensiamo che la ricchezza e la felicità procedano di pari passo mentre il paradosso di Easterlin mostra come il rapporto tra agiatezza economica e benessere sia ad U rovesciata, dato che oltre un certo livello di ricchezza diminuisce lo “star bene” psicologico.

Ancor più interessante il rapporto tra insicurezza, ansia, felicità ed età: esso ci mostra che la fascia di cittadini più ansiosi, meno sicuri di se stessi e meno felici coincide con l’entrata dei baby boomers nella Seniority. Più in particolare, secondo Blanchflower e Oswald (2017), il minimo di felicità in Europa si raggiunge a 57 anni. Questi dati, peraltro, sono molto affini a quelli emersi da una indagine condotta dall’Istituto di Statistica inglese nel 2016, che mostra come l’età compresa tra 50 e 60 anni sia la più critica in termini di ansia percepita e minore senso di felicità. Superata questa fascia di età, per entrambe le analisi il benessere ritorna a salire, l’ansia diminuisce e si fa “pace con se stessi” e la propria vita.

Cosa accade, dunque, durante l’entrata nella Seniority… e perché? La nostra ipotesi è che i fenomeni descritti siano connessi alla particolare fase del ciclo di vita che si attraversa, caratterizzata da una serie di preoccupazioni che avvengono in sincrono; per citarne alcune, la fine del percorso di studio dei figli, le precarie condizioni di salute dei genitori, l’avvicinarsi della fine del lavoro, la riflessione sullo stato dell’arte degli affetti.

In sintesi, i figli hanno l’età in cui si terminano gli studi, e si inizia a preoccuparsi per la necessità che trovino un lavoro; i genitori iniziano ad avere una età nella quale le condizioni di salute divengono precarie, o nascono necessità di accompagnarne la mancata autosufficienza. Questo comporta una ridefinizione dei supporti, con tutte le conseguenze psicologiche connesse al portare a casa un genitore in una famiglia non preparata ad accoglierlo o, al contrario, il senso di colpa che può nascere laddove li affidiamo a risorse o persone esterne al nucleo affettivo. C’è poi, rilevantissimo, il tema dell’avvicinarsi della fine lavoro e il conseguente pensiero, mai affrontato in precedenza, di un sé pensionato, immagine che era sempre stata lontana e che ora appare piena di incertezze. Infine, altro tema da non sottovalutare, le fiabe narravano matrimoni nei quali “vissero per sempre felici e contenti” ma la realtà non sempre è tale e condividere un nuovo uso del tempo con i propri affetti può portare a crisi di rapporto testimoniate dalla significativa quantità di divorzi e separazioni in età mature.

Quali precauzioni, prevenzioni, antidoti possono limitare gli effetti desiderati? Ora, fermo restando che le evidenze citate riguardano una particolare fase del ciclo di vita, ricca di transizioni, e che negli anni successivi ritorna un buon grado di stabilità, quello che vogliamo mettere in luce è che l’antidoto alle discontinuità del presente consiste nelle progettualità future e che una economia personale stabile è condizione necessaria per gestire con il minor grado di ansia possibile fasi che, per quanto difficili, sono comunque prevedibili in termini di sequenza temporale.

Concretamente, questo porta a prendere in considerazione lo studio dei figli, la cura per i propri genitori ed eventuali fasi della vita nella quale potremmo smetter di lavorare prima del previsto creando le condizioni economiche ottimali perché queste transizioni siano state gestite con cura e non aggiungano ansia economica a quella soggettiva. Pianificare non significa prevedere ma mettere ordine, per tempo, a possibili fonti di instabilità. Il momento migliore per farlo, come sempre, è adesso.

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Sergio Sorgi è socio fondatore e Vice Presidente di Progetica, società specializzata nell’educazione e divulgazione sui temi finanziari. E’ esperto di welfare e ha realizzato particolari approfondimenti su temi demografici, previdenziali e pensionistici. E' coautore del volume "Il futuro che (non) c'è", Università Bocconi Editore, 2016.

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