Benessere mentale, depressione, ansia

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il benessere mentale è una parte fondamentale nella definizione di salute.

Un soddisfacente benessere mentale permette agli individui di lavorare in modo produttivo, di realizzarsi, di far parte in maniera adeguata alla vita di comunità e di dominare le tensioni

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quotidiane che inevitabilmente a volte si vivono. La salute mentale può essere oggetto, più di altre malattie, di stigma sociale e la sua compromissione produce effetti che si ripercuotono sul consumo di servizi sanitari.

In ambito internazionale, per queste motivazioni, i governi cercano di realizzare azioni di prevenzione dei disturbi mentali, che tendono a promuovere il benessere ad ogni età.

Le malattie mentali più diffuse sembrano essere la depressione e l’ansia: soprattutto con l’aumentare dell’età aumenta la prevalenza di questi disturbi come ha messo in evidenza il report dell’Istat del 2018 riferito agli anni 2015-2017 (Istat, “La salute mentale nelle varie fasi della vita”)

La depressione è un disturbo del tono dell’umore che tende al basso e che rende più difficile avere la flessibilità necessaria per adattarsi alle diverse situazioni anche negative.

L’ansia è in una certa misura la risposta naturale del nostro corpo a una situazione di stress; un insieme di reazioni mentali, comportamentali e fisiologiche che si manifestano a seguito di uno stimolo ritenuto minaccioso o in previsione di una minaccia futura.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Esaminando i dati del report Istat emerge che avanzando l’età cresce la prevalenza dei disturbi di depressione e ansia cronica grave (dal 5,8% tra i 35-64 anni al 14,9% dopo i 65 anni). Rispetto agli uomini le donne sembrano svantaggiate in età adulta e il loro disagio si acuisce oltre i 65 anni di età.

I disturbi ansioso-depressivi si associano a condizioni di svantaggio sociale ed economico; si nota infatti che rispetto ai coetanei più istruiti, l’ansia e la depressione raddoppiano negli adulti con basso livello di istruzione e triplicano (16,6% rispetto a 6,3%) tra gli over65, fra i quali risultano però meno evidenti i differenziali rispetto al reddito.

In particolare, la depressione è stata rilevata nell’11,3% e l’ansia cronica grave nel 9,1% degli Italiani sopra i 65 anni; per capire quanto si impennano questi problemi all’aumentare dell’età basti pensare che i valori per la fascia d’età precedente (dai 35 ai 64 anni) è rispettivamente del 4,6% e del 3,4%.

In Italia vi sono meno depressi rispetto alla media europea per la maggior parte delle fasce di età, salvo per gli over65. Infatti, se è vero che in tutti i Paesi europei vi è una crescita di questo disturbo a partire dai 65 anni di età (l’incremento medio nell’UE è contenuto, di 1,7 punti percentuali), in Italia addirittura raddoppia.

Questo articolo è stato scritto da Eugenia Marzocca, Psicologa

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Un Commento

  1. Marco 29 Gennaio 2020 at 11:13 - Reply

    Beh… come si fa a non essere depressi mentre con l’età avanzano i problemi di salute, lutti, solitudini, ecc?
    Mi pare che ci sia una relazione ovvia.
    Come dire che è presente un numero maggiore di depressi tra i ricoverati da mesi in ospedale, anzichè tra i vacanzieri a Cortina.

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