Controlli medici per gli over65
Quali indicazioni ?
La prevalenza di patologie croniche cresce con l’aumentare dell’età, arrivando a interessare oltre il 70% dei soggetti con età maggiore o uguale a 65 anni. Per patologie croniche si intendono tutte quelle patologie che presentano sintomi che non si risolvono nel tempo né giungono a miglioramento. Secondo la definizione del National Commission on Chronic Illness, sono croniche le patologie “caratterizzate da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche”. Le patologie croniche possono riguardare vari distretti ed apparati corporei, tra cui quello cardiovascolare, respiratorio, endocrinologico, neurologico, psichiatrico ed osteo-articolare.
Alcune di queste meritano di essere menzionate per importanza e gravità. Le patologie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo; la loro frequenza aumenta a partire dalla mezza età e cresce via via con l’aumentare dell’età. Tra le patologie cardiovascolari l’ipertensione arteriosa è senza dubbio la patologia più frequente nella popolazione over65 e rappresenta essa stessa un fattore di rischio per ulteriori patologie cardiovascolari e non. Sono tuttavia in aumento anche alcune forme di cardiopatia, tra cui soprattutto quella aritmica (fibrillazione atriale) e valvolare (stenosi o insufficienza delle valvole cardiache). Tra le problematiche respiratorie la broncopneumopatia cronico-ostruttiva è molto frequente nella terza età. Essa è il risultato per lo più di un danno cronico alle vie respiratorie associato all’esposizione prolungata per mesi e anni a sostanze dannose, la più frequente delle quali è senza dubbio il fumo di sigaretta. Il diabete mellito di tipo 2 è un’altra patologia cronica in aumento nella popolazione italiana anche per la sempre maggiore diffusione di abitudini di vita scorrette, tra cui l’alimentazione e la vita sedentaria. Nei senior la prevalenza di diabete mellito supera il 10%. Anche artrosi e osteoporosi sono più frequenti nella terza età. Si tratta di problematiche molto rilevanti che condizionano l’autonomia dell’individuo, ad esempio nel caso dell’artrosi agli arti inferiori rendendo difficoltosi gli spostamenti e, nel caso dell’osteoporosi, associandosi a sintomatologia algica vertebrale (sono frequenti gli “schiacciamenti” vertebrali dovuti ad osteoporosi). Inoltre l’osteoporosi predispone all’insorgenza di fratture di polso, vertebrali e di femore, con tutto ciò che ne consegue. Infine anche il deterioramento cognitivo e la depressione del tono dell’umore sono condizioni particolarmente frequenti nell’anziano. Infine nel soggetto anziano vi è un’aumentata incidenza di patologie tumorali in generale e di specifiche neoplasie in particolare, come le neoplasie a carico di mammella, colon-retto e prostata.
Un punto da sottolineare è che tali patologie spesso concomitano, soprattutto nelle fasce di età più avanzate, determinando il fenomeno della “multimorbilità”. La multimorbilità è importante non soltanto perché è un indicatore del carico di malattie da cui è affetta la persona più avanti negli anni, ma anche perché la presenza di questa condizione si associa spesso ad una riduzione della cosiddetta “riserva biologica” dell’individuo. Per riduzione della riserva biologica si intende una minor capacità di resistere a eventi stressanti di qualsiasi natura, ad esempio infettivi o traumatici. Il soggetto con multimorbilità avrà dunque una minor capacità di recuperare lo stato di salute pre-morboso, ad esempio, dopo una polmonite, uno scompenso di cuore o una frattura di femore.
Alla luce di quanto sopra esposto appare evidente l’importanza di periodici controlli. Andiamo con ordine. Innanzitutto, è bene precisare che, anche in assenza di patologie specifiche che richiedono controlli dedicati, è sempre opportuno un periodico controllo dal proprio medico di medicina generale. In tale occasione questi potrà effettuare una valutazione accurata dei fattori di rischio generali (e modificabili) del proprio paziente, legati a uno stile di vita scorretto, abitudini alimentari sregolate, fumo di sigarette, eccessivo consumo di alcolici, vita sedentaria. Inoltre potrà ricercare la presenza di fattori di rischio per patologie specifiche, quali ad esempio per particolari tipi di tumori, particolarmente frequenti nell’anziano. Tra questi, vanno segnalati per frequenza il tumore della prostata nell’uomo, la neoplasia della mammella nella donna e le neoplasie del colon in entrambi i sessi. Per quanto riguarda il tumore della prostata è indicato il periodico controllo dell’antigene prostatico specifico (PSA) che si effettua con un semplice prelievo ematico: un valore elevato può essere legato a tumori ma anche a infezioni/infiammazioni; in caso di alterazioni di tale valore è quindi necessario procedere con ulteriori approfondimenti diagnostici quali la visita urologica e l’ecografia prostatica. Per lo screening del tumore alla mammella si invitano le donne a effettuare periodicamente già dalla giovane età l’auto-esame. Si effettua inoltre a partire dai 50 anni la mammografia: le immagini radiologiche vengono valutate da radiologi esperti e per lo più da due radiologi separatamente al fine di garantire una maggiore accuratezza. Si tratta di un esame gratuito all’interno di un programma di screening; eventuali approfondimenti in caso di immagini dubbie possono essere rappresentati da ecografia, visita senologica e biopsia. La neoplasia del colon-retto aumenta per frequenza con l’età (oltre il 70% dei soggetti colpiti ha più di 60 anni). Anche per questo tumore è fondamentale aderire ai programmi di screening che comprendono la ricerca di sangue occulto fecale (SOF) e la colonscopia. È bene precisare che, trattandosi di test di screening, alcuni di questi esami possono risultare falsamente positivi o falsamente negativi, e dunque non diagnostici. Nel complesso, però, si è osservato che sono maggiori i benefici (individuazione precoce di una patologia in uno stadio in cui si possono avere buone possibilità di guarigione) rispetto ai rischi connessi a tale procedura (ad esempio stress psicologico, esposizione a radiazioni).
La valutazione include anche la ricerca di fattori di rischio e patologie particolarmente frequenti nella terza età, già menzionate precedentemente. Ad esempio, la valutazione periodica di alcuni esami ematochimici (glicemia, profilo lipidico, funzionalità renale, e funzionalità tiroidea), permetterà di verificare la presenza di diabete, malattie aterosclerotiche, insufficienza renale e/o distiroidismi (malfunzionamenti della tiroide). La cadenza di tali esami sarà indicata dal medico di medicina generale che terrà in considerazione il paziente nella sua totalità e complessità.
Una particolare menzione è riservata alla ricerca dei deficit cognitivi e della depressione del tono dell’umore, oltre che ai disturbi del movimento. La ricerca di deficit cognitivi e della depressione del tono dell’umore possono essere effettuate dal medico di medicina generale mediante test di screening molto semplici (quali ad esempio il GP-Cog per il deficit cognitivo e la Geriatric Depression Scale). In caso di positività, il paziente dovrebbe essere indirizzato a specialista. La valutazione dei disturbi del movimento, particolarmente indicata nelle fasce di età molto avanzate o nei soggetti che cadono può essere fatta valutando semplicemente la velocità e la modalità del cammino e la capacità del soggetto di alzarsi ripetutamente da una sedia.
In generale comunque bisogna affidarsi al proprio medico di medicina generale o ad uno specialista per la pianificazione dei controlli, evitando di effettuare esami di propria iniziativa ed indurre inutili allarmismi o complicazioni connesse all’esecuzione di esami impropri.
Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP). Francesca Massariello é Geriatra presso Istituto Geriatrico P. Redaelli, Milano.