Un disturbo diffuso: consigli pratici

La stitichezza cronica idiopatica, cioè quella forma di stitichezza che non dipende da altre malattie intestinali e che si protrae per settimane o mesi, rappresenta indubbiamente una compromissione della qualità della vita, ed è una situazione (soprattutto femminile) estremamente diffusa in primo luogo tra i senior (in base ai dati del National Institutes of Health riguarda negli Stati Uniti una popolazione di oltre 42 milioni di persone).

Gli interventi non farmacologici (idratazione, fibre alimentari, esercizio fisico) sono i primi passi della terapia, utilizzando prodotti naturali vegetali quali frutti di kiwi o semi di psyllium (uno studio recente cui hanno partecipato anche ricercatori italiani ha confrontato i risultati ottenuti con l’uso di 2 kiwi verdi al giorno rispetto all’assunzione di 7.5 g al giorno di psyllium, accertando che l’effetto sui movimenti intestinali lassativo è praticamente identico).

Se l’alimentazione e l’integrazione con cibi ricchi di fibre non basta, è necessario rivolgersi ai farmaci, e questa nuova linea-guida approvata dall’American College of Gastroenterology e dall’American Gastroenterology Association si occupa appunto degli interventi farmacologici per questa condizione cronica, escludendo quindi le cause legata all’uso di oppioidi o dipendenti da altre patologie.

Dopo una rigorosa revisione della letteratura, gli esperti hanno valutato i seguenti trattamenti in base alla certezza dell’evidenza, da “molto bassa” ad “alta”.

  • Integratori di fibre: psyllium = evidenza bassa
  • Lassativi osmotici: polietilenglicole (PEG) = evidenza moderata; ossido di magnesio = evidenza molto bassa; lattulosio = evidenza molto bassa
  • Lassativi stimolanti: bisacodile o sodio picosolfato per terapia a breve termine o di salvataggio = evidenza moderata; senna = evidenza bassa
  • Secretagoghi: lubiprostone = evidenza bassa; linaclotide e plecanatide = evidenza moderata
  • Agonista della 5-idrossitriptamina (5-HT4): prucalopride =evidenza moderata

Come si vede, non esiste per nessun prodotto un’evidenza molto forte di efficacia, per cui a livello di ogni singola persona possono ottenersi risultati nettamente differenti. La raccomandazione generale della linea-guida è di utilizzare innanzi tutto farmaci da banco prima di passare ai secretagoghi o ad un agonista 5-HT4, e comunque previa consultazione con il proprio medico.

È opportuno comunque iniziare con modifiche del comportamento (idratazione, esercizio fisico e dieta appropriata), aggiungendo in un secondo tempo integratori di fibre, tenendo presente che potrebbe verificarsi un aumento dei gas intestinali ed in tal caso utilizzando PEG in base alle necessità. Il lassativo osmotico può essere assunto in dosi progressivamente crescenti ogni giorno per ottenere i movimenti intestinali spontanei, mentre dosi improvvisamente elevate possono essere usate come farmaco di soccorso.

Da tenere sempre presente anche il ruolo dello stress e dell’asse cervello-intestino nei disturbi della motilità intestinale. La rassicurazione e la riduzione dello stress sono spesso terapeutiche. L’ultima spiaggia farmacologica è rappresentata dai secretagoghi o dagli agonisti 5-HT4, da utilizzare però solamente quando tutti gli approcci di cui sopra falliscono.

Bibliografia: Chang L et al. American Gastroenterological Association-American College of Gastroenterology clinical practice guideline: Pharmacological management of chronic idiopathic constipation. Gastroenterology 2023 Jun

Foto stefanamer da iStock – modella in posa

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Laureato in Medicina all’Università di Torino nel 1973, è stato Medico Ospedaliero e Medico di Assistenza Primaria presso l’ASL di Fossano. E’ stato Consulente redazionale di importanti riviste mediche e, dal 2003, è Consulente scientifico del portale www.paginemediche.it, per quanto concerne l’aggiornamento riservato ai Medici.

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