Settantanni: ormai più in casa che fuori

La storia di Tina

Quando ero giovane la vita era fuori per strada, adesso è dentro, al riparo delle mura domestiche.

Bei ricordi: a venti o trentanni stavo in casa solo lo stretto necessario, tutte le occasioni erano buone per uscire e vedere gli amici. Mi ricordo una canzone, forse di Gaber, che cantavo sempre e che diceva più o meno così: “C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza, c’è solo la voglia e il bisogno di uscire…” Quanto mi riconoscevo in quelle parole! Che nostalgia di quei tempi!

E adesso? Adesso sono oltre i 70 e invecchiare ha per me un sapore strano, non mi lamento perché sarebbe sbagliato lamentarmi dopo una vita che mi ha dato tanti affetti e tante gioie, ma il sapore dei miei 70anni è di un rintanarsi, di una graduale perdita di contatto col mondo di fuori.

Un po’ che gambe e ginocchia fanno male, un po’ la mancanza di desiderio di andare a vedere cosa c’è all’esterno che tanto ho già visto tutto, un po’ la pigrizia, un po’ l’onda lunga delle abitudini prese durante il covid, un po’ che casa mia è confortevole, fatto sta che esco di casa molto raramente.

La spesa mi arriva a casa, il pc lo maneggio abbastanza e non mi serve andare in banca o per negozi, in più sono abbonata a sky e a netflix e vedo più film adesso di quando andavo al cinema. In bagno ho una cyclette che uso mezzora al giorno.

Le mie due nipoti ormai sono adolescenti e ogni tanto vengono a trovarmi, i figli li sento al cellulare.

Ah, ho anche un marito… Ma lui è peggio di me, orso più che mai non si schioda dal salotto e ogni volta che qualcuno gli propone di vedersi fuori trova una scusa per non andare.

Così va a finire che quando usciamo è per andare a qualche visita medica o quando proprio non ne possiamo fare a meno. In queste occasioni mi sono chiesta se non mi mancava “la strada”, il contatto diretto con la gente. Per qualche minuto sono incuriosita, ma poi prevale il fastidio: troppa gente, molti maleducati, vedi persone ma ognuna è nel proprio mondo indifferente agli altri. E allora, a che serve?

Quello che voglio dire è che la mia (la nostra) vita non è vuota, anzi, ma che non riesco a trovare uno stimolo abbastanza forte per tornare a riprendere il contatto col mondo fuori casa.

Foto di Steve Johnson da Pexels

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