Lavorare a 77 anni per scelta o per forza
La storia di Vincenzo
Mi chiamo Marco, mio padre Vincenzo ha 77 anni, mi sono imbattuto in questo sito e ho pensato di scrivere della sua condizione di lavoro.
Mio padre fa da sempre il fabbro, ha imparato il lavoro da piccolo a 12-13 anni, non ha studiato, era il quarto di cinque fratelli e non appena è stato possibile è stato mandato a lavorare.
Ha iniziato in una bottega dove ha imparato il lavoro della sua vita dai più grandi che, a quel che mi racconta, non lesinavano in sganassoni e vessazioni.
Però il lavoro l’ha imparato bene e nella nostra zona, un paese del Marchigiano, i fabbri servivano e ce n’erano in circolazione sempre meno.
Per tanti anni mio padre ha lavorato per altri, sempre senza contributi.
Poi col tempo è stato conosciuto in zona, lo cercavano, così si è reso autonomo e dopo un po’ oltre a metter su famiglia ha messo su anche una sua attività, un laboratorio artigianale.
Ha sempre lavorato lui, senza dipendenti e l’idea della pensione non l’ha mai sfiorato.
Neanche quando avrebbe avuto l’età per andarci.
Anche adesso, che l’età si fa sentire e fa sempre più fatica, continua a lavorare. Meno di prima ma continua.
Gli piace? E’ lui che vuole continuare? Glielo chiedo ogni tanto perché mi preoccupa vederlo sempre più affaticato la sera.
Lui mi risponde che aggeggiare con le mani gli piace sempre, che quella è la sua vita e che è l’unica cosa che sa far bene. Anche se ammette che adesso ha male alla schiena e il respiro si è fatto affannoso.
La pensione minima non basterebbe neanche lontanamente alle spese, ma questo secondo me sarebbe superabile tra i risparmi suoi e l’aiuto che gli potrei dare io coi miei fratelli.
Vorrei trovare un modo per convincerlo che non è più tempo per sacrificarsi ma senza farlo sentire improvvisamente inutile, perché è soprattutto questo che temo.
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Foto fabbro: foto di Dirk Hoenes da Pixabay
Ma per carità, gli lascio fare quello che lui vuole!