Tra Terranova e New York
Due città legate da una catena di solidarietà.
John, Hans, Margit, Loreen e Mark, un gruppo di amici sulla sessantina, hanno deciso di festeggiare a New York l’imminente pensionamento di Hans. Lui era l’ultimo tra di loro ad iniziare questa nuova tappa. New York è una città che ha segnato le loro vite. Mark e Loreen sono canadesi. Margit viene dalla Germania, Hans dagli Stati Uniti e John dal Regno Unito. La loro amicizia è iniziata nel 2001 nel modo più insolito: l’11 settembre John, Hans e Margit erano in viaggio verso gli Stati Uniti dall’Europa. Subito dopo gli attentati alle Twin Towers, lo spazio aereo americano è stato chiuso e tutti gli aerei dirottati su altri aeroporti, tra questi Gander, in una piccola città di Terranova nel Canada. Mark e Loreen vivevano in quella città e insieme ad altre persone del luogo, hanno ospitato per 6 giorni migliaia di passeggeri di quegli aerei che non potevano più atterrare negli Stati Uniti, creando così uno dei più potenti esempi di accoglienza massiva degli ultimi anni. Gli amici si sono adesso incontrati di nuovo a New York anche perché volevano vedere lo spettacolo teatrale “Come from Away”, basato su quanto accadde in Terranova quei giorni di diciassette anni fa.
Gander si trova nella parte nord-orientale dell’isola di Terranova, in Canada. Con una popolazione di quasi 7.000 persone, ospita l’aeroporto internazionale di Gander, un importante scalo di rifornimento per gli aerei transatlantici diventato non più necessario man mano gli aerei hanno raggiunto indipendenza di volo. Al giorno d’oggi, è ancora un punto di atterraggio di emergenza per gli aeromobili che rilevano problemi tecnici nelle trasvolate da e per l’Europa. L’11 settembre venne scelto come aeroporto d’atterraggio per 38 aerei (!) provenienti da tutto il mondo e diretti negli USA, portando in brevissimo tempo quasi 7.000 persone in città. In poche ore, Gander ha così raddoppiato la sua popolazione.
Terranova è amichevolmente chiamata dai suoi abitanti “la roccia”, con riferimento al suo essere un’isola situata nel Nord Atlantico ben fuori dalla costa continentale. Per quasi sei giorni 14.000 persone hanno condiviso un destino che li ha uniti inaspettatamente in un’odissea. Il Canada, sia a Gander che in altre città, è il paese che più di altri ha ospitato i voli dirottati dalla chiusura dello spazio aereo statunitense. Le dimensioni degli sbarchi a Gander però, fanno sì che quanto accaduto in questa località sia veramente qualcosa di unico.
Mentre le autorità governative di Gander dichiaravano lo stato di emergenza, la gente comune si mobilitava per ricevere i visitatori inaspettati, senza sapere per quanto tempo sarebbero rimasti e neanche chi fossero effettivamente. L’atterraggio e lo sbarco degli aerei hanno richiesto fino a trenta ore di lavoro per garantire i controlli di sicurezza, l’immigrazione e le procedure sanitarie per 7000 persone arrivate in poche ore. La sfida è stata ulteriormente aumentata dalla necessaria assistenza successiva da organizzare e garantire. Scuole, palestre, chiese, sale riunioni e spazi di ogni tipo divennero in quei giorni ostelli, mense, centri di pronto soccorso, asili nido, cucine… tutti gestiti principalmente dalla società civile di Gander, che rispondeva così in un modo unico all’emergenza mondiale.
Mark e Loreen erano una coppia di una quarantina d’anni ed erano nei loro uffici quando hanno saputo del disastro a New York e del dirottamento da parte delle autorità di alcuni aerei a Gander. Avevano capito che qualsiasi tipo di aiuto per i viaggiatori bloccati sarebbe stato accolto favorevolmente. Ed è stato proprio così: le persone di Gander hanno garantito cibo, servizi igienici, abbigliamento, accesso ai telefoni e ai fax, medicine, persino giocattoli e intrattenimento per i bambini, assistenza agli animali domestici, stanze per la preghiera di molte fedi e tante altre cose necessarie. Mark e Loreen hanno deciso di rendersi volontari e si sono uniti ad una delle organizzazioni pronte a fornire assistenza. Vivevano vicino ad una chiesa dove era stato collocato un grande gruppo di viaggiatori. La chiesa aveva problemi a poter offrire a tutte le persone la possibilità di farsi una doccia. Loro avevano una casa grande con diversi bagni e decisero di renderla disponibile per quei passeggeri. Si sono organizzati per ricevere gli eventuali viaggiatori e hanno preso in prestito asciugamani da altri amici poiché non avevano idea di quante persone sarebbero arrivate. Dopo tante ore tra le persone sconosciute ed ospitate hanno incontrato John, Hans e Margit.
Hans e John stavano tornando negli Stati Uniti da un viaggio di lavoro in Europa. Margit era in viaggio verso la sua vacanza in Colorado. Erano rimasti sull’aereo ben 25 ore prima di essere sbarcati a Gander. Erano stanchi e confusi. Avevano bisogno di mettersi in contatto con le loro famiglie per rassicurarle ma avevano anche bisogno di rinfrescarsi e sistemarsi fisicamente. L’incontro con Mark e Loreen a casa loro era un rifugio inaspettato: avevano all’incirca la stessa età e scoprivano di avere gusti e idee simili su molti argomenti. Mark e Loreen offrirono loro di rimanere ed usare i loro telefoni per chiamare i parenti. Con nessuna esitazione gli ospiti hanno accettato l’offerta anche se alquanto sorpresi dalla enorme disponibilità dei padroni di casa a fidarsi di persone totalmente sconosciute. Hanno cucinato insieme, preso in prestito i loro vestiti e, in generale, hanno condiviso le loro preoccupazioni su cosa stava succedendo nel mondo e come sarebbe stato il futuro dopo una tale tragedia. La loro storia insieme come “neo amici” non è stata l’unica, ma è stata comune a molte famiglie in Gander.
Le esperienze vissute a Gander sono state ricordate da molti giornali. Secondo un articolo del Washington Post, quella di Gander “È stata una sfida logistica: la città non aveva alberghi o ristoranti in grado di accogliere 7.000 passeggeri e la comunità locale sapeva che le persone di oltre 100 paesi bloccate su quegli aerei erano madri, padri, figlie, figli, nonni. Proprio come era la popolazione di Terranova”[1]
L’aereo di John, Hans e Margit venne autorizzato a riprendere il volo dopo tre giorni. Loro sono saliti sull’aereo non senza paura di tornare a volare dopo quanto accaduto. Una volta lasciato Gander, sono rimasti in contatto e si sono visitati a vicenda. Loreen e Mark si rifiutarono di accettare qualsiasi pagamento per la loro ospitalità e altrettanto fecero tutti i residenti di Gander. I passeggeri però, nel corso degli anni, hanno fatto donazioni importanti alla città in diverse forme: John, Hans e Margit hanno contribuito a diverse raccolte organizzate da ex-passeggeri per supportare progetti di sviluppo di Gander.
L’esperienza vissuta li ha decisamente segnati. Tutti loro hanno continuato la loro vita professionale e personale come chiunque altro. Tuttavia hanno deciso di aderire ad associazioni di beneficenza che nel corso degli anni hanno ricordato l’11 Settembre in diverse modalità e hanno pianificato che, una volta in pensione, avrebbero usato il loro tempo per fare qualcosa insieme nel campo del volontariato, soprattutto verso persone in transizione tra paesi. Non si sarebbero mai immaginati che 17 anni dopo il 2001, temi quali l’ospitalità degli immigrati sarebbero diventati un argomento così attuale e controverso.
La loro voglia di ringraziare e di rendersi utili agli altri è solo una delle tante testimonianze di quanto sia successo a Gander. Ad esempio, un altro passeggero, anch’egli “bloccato” a Gander, una volta rientrato nella sua città, ha creato un movimento chiamato “Pay it Forward” che svolge attività di volontariato in alcune città degli Stati Uniti e in Canada. Il movimento esorta le persone a compiere atti di attenzione e accudimento verso gli altri ogni anno proprio l’11 Settembre. Il sito fa oggi parte delle attività citate nel Memorial 9/11 di New York. Un altro risultato dell’accoglienza sull’isola canadese è la Borsa di Studio di Lewisport, iniziativa che alcuni passeggeri in volo dalla Germania ad Atlanta hanno lasciato ad una piccola comunità vicino a Gander: un fondo che oggi premia studenti locali meritevoli.
Infine, dopo vari libri e programmi TV che hanno riportato quanto è successo a Gander, una maggiore diffusione e consapevolezza di quanto sia accaduto lo si trova oggi nello spettacolo teatrale “Come from Away”, scritto da Irene Sankoff e David Hein. Lo spettacolo rappresenta la storia di Gander in quei giorni e ha ricevuto un Tony Award nel 2017. Il titolo è l’espressione usata dagli abitanti di Terranova per chi non sia dell’isola: “quelli che vengono da fuori” (come from aways). Lo spettacolo mette in luce una dimostrazione unica di solidarietà ed inclusione dove tutti, locali e stranieri, avranno le loro vite cambiate e arricchite nel tempo.
I cinque amici si sono ritrovati a New York anche per assistere a questo spettacolo come parte delle celebrazioni per la loro amicizia, il loro volontariato e la loro idea di solidarietà.
Il gruppo è entrato in teatro e ha iniziato ad ascoltare la canzone di apertura: “Welcome to the Rock”, come i locali chiamano Terranova. La canzone d’apertura ripete costantemente “tu sei qui, sul bordo dell’Atlantico… su un’isola tra qui e là…”. I ricordi di quei giorni, i momenti di incertezza, angoscia e solidarietà si sono fatti subito sentire. Era giusto essere lì, era catartico ed intenso… Sentivano che questo spettacolo era un contributo per aumentare la consapevolezza che alla fine, tutti siamo sulla stessa “roccia”.
Nota: Le esperienze contenute nel testo corrispondono a episodi vissuti, testimonianze all’autore e raccolte di informazione e sono rielaborate per una migliore comprensione dei temi. Ogni eventuale somiglianza a persone o situazioni reali è da considerarsi casuale.
https://comefromaway.com/story.php
“On 9/11, a tiny Canadian town opened its runways and heart to 7,000 stranded travelers”, Washington Post . P. Dvrorak. 10/09/2016)- traduzione libera.
Julio Gonzalez, educato in Messico, Canada e negli Stati Uniti, vive in Italia da più di trent’anni. Manager internazionale, ha gestito direttamente, in vari ruoli nelle Direzioni Risorse Umane dove ha lavorato, progetti di integrazione di aziende e culture diverse in Italia, Europa, Americhe, Asia e Oceania
Grandi cuori, non è da tutti aprire le proprie case e mettersi a disposizione di perfetti sconosciuti!
Storie come questa mi riconciliano con l’umanità.