La città può essere amica…

… anche quando s’invecchia.

A qualche sessantenne sarà capitato, viaggiando su un autobus, di vedersi offrire il posto a sedere da una persona più giovane e di rifiutarlo, tra l’imbarazzato e l’irritato, non riconoscendosi per nulla nell’immagine di anziano che il giovane gentile aveva percepito.

Poi però le cose cambiano, magari lentamente, ma quasi sempre inesorabili. E dopo qualche anno succede che queste stesse persone, con qualche acciacco in più e qualche forza in meno, desidererebbero sempre che altri cedessero loro il posto sul mezzo pubblico e che il conducente aspettasse a ripartire dopo che si sono sedute.

E’ una questione di rapporti umani e di convivenza civile, certamente, ma è anche una questione di visione del vivere insieme, di regole e di progetti pubblici, di iniziative per rendere la vita insieme, soprattutto in città, migliore.

E’ in questa chiave che va visto l’ Age-Friendly Cities Project, da noi in Italia Rete Mondiale delle città a misura di anziano, un progetto promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come risposta a due tendenze caratteristiche della popolazione contemporanea: l’invecchiamento demografico, che affiancato al rapido processo di urbanizzazione faranno sì che nel 2015 circa l’80% della popolazione mondiale over65 vivrà in aree metropolitane.

Il progetto si propone di aiutare le città a sfruttare al massimo le potenzialità che offrono le persone che invecchiano e creare ambienti urbani che consentano di restare attivi e di partecipare in buona salute alla vita sociale.

Una guida – disponibile anche in italiano – indica le principali caratteristiche fisiche, sociali e di servizi che devono avere gli ambienti urbani. La metodologia di lavoro si organizza secondo gruppi tematici formati da persone della terza età invitate ad analizzare la città secondo 8 aree tematiche: spazi all’aria aperta ed edifici, trasporti, alloggi, partecipazione sociale, rispetto ed inclusione sociale, partecipazione civica e impiego, comunicazione e informazione, sostegno alla comunità e servizi sociali.

La guida è rivolta principalmente ai pianificatori urbani, ma anche ai cittadini che possono usarla al fine di seguire da vicino i progressi realizzati. La sua colonna vertebrale è una lista di verifica delle caratteristiche a misura di persona senior e anziani. Per esempio, una città amica promuove il trasporto a piedi e gli spazi verdi; dispone di sufficienti panchine pubbliche ben ubicate, in buone condizioni e sicure; sufficienti bagni pubblici ben segnalati, puliti ed accessibili alle persone con difficoltà motorie. Altre caratteristiche molto importanti sono: marciapiedi ben illuminati e privi di barriere architettoniche; edifici completamente accessibili; servizio di guida degli autobus che aspetta che l’anziano si sieda prima di riiniziare la corsa; posti a sedere destinati ai più anziani; residenze che possano essere modificate secondo le specifiche necessità dell’utente.

Al progetto hanno aderito 22 nazioni con 33 città capofila, tra cui New York, Istanbul, Londra, Melbourne, Città del Messico, Mosca, Nairobi, New Delhi, Rio de Janeiro, Shanghai, Tokio e la città italiana di Udine. Anche Roma nel 2013 ha avviato il processo di adesione alla rete mondiale.

Come sostiene la Organizzazione Mondiale della Sanità, delle città age friendly non beneficiano solamente le persone che invecchiano, ma tutti i cittadini e la stessa Oms si è impegnata a diffondere la guida per promuovere la sua applicazione a scala mondiale.

http://www.who.int/ageing/publications/Global_age_friendly_cities_Guide_English.pdf

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Sono co-fondatori di Abitaresociale. Abitaresociale è un gruppo interdisciplinare di ricerca e progetto composto da professionisti provenienti dal mondo dell’architettura, della medicina e delle scienze sociali, specializzato nella creazione e gestione di progetti finalizzati alla promozione dell’abitare collaborativo intergenerazionale.

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