Salute e portafoglio

Considerare per tempo le spese eviterebbe di subirle.

Il rapporto tra età e salute è cosa nota: come la felicità, la soddisfazione, le ansie e la ricchezza, anche la salute è legata, sia pur non esclusivamente, alle età.

Stare bene è qualcosa che non percepiamo, come l’importanza dell’aria respirata. Poi, leggendo le statistiche che ci dicono che il 13% degli italiani deve rinunciare a cure, operazioni, visite, medicine per mancanza di fondi, il tema diviene improvvisamente personale e quotidiano. Come regolarsi?

I rischi sanitari dei quali dovremmo occuparci sono principalmente tre: le spese periodiche da sostenere “di tasca propria”, la possibilità di dover ricorrere a grandi esborsi improvvisi e l’eventuale necessità di assistenza legata alle cure di lungo periodo. Ognuna di queste evenienze ha una probabilità di accadere, un impatto economico ed un supporto pubblico, familiare o personale, oggi e domani.

Dal punto di vista della frequenza, le piccole e grandi spese quotidiane sono una delle uscite di spesa meno considerate, eppure più diffuse. La spesa individuale per sanità viene definita out of the pocket (di tasca propria) ed in Italia, secondo Censis, raggiunge i 33 miliardi di euro complessivi. L’aspetto più critico è che anche spese apparentemente non ingenti in questi anni possono divenire insostenibili, a causa della diffusa e sottile crisi dilagante.

Il tema, ovviamente, diviene ancora più delicato laddove le spese da sostenere siano tali da mettere in crisi il proprio patrimonio. Certo, in Italia non si può affermare che il sistema sanitario non sia in grado di sostenerci ma… se ci fosse davvero urgenza di ricorrere a forti spese private, come quantificare adeguatamente il rischio cui si è esposti?

Consideriamo il peggior caso, quello di doversi sottoporre privatamente (per urgenza o altre valutazioni) ad un intervento chirurgico serio. Le misure più affidabili per valutare tale rischio sono le tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti erogate in regime di ricovero ordinario e diurno a carico del Servizio Sanitario Nazionale pubblicate dalla Gazzetta Ufficiale, che definiscono quanto il SSN corrisponde alle strutture pubbliche in caso di interventi rilevanti. I rimborsi per la gran parte di tali interventi hanno un valore medio di circa 19.000 euro ma ci sono interventi, rari ma essenziali, che possono costare più di 72.000 euro. A tali importi peraltro sarebbe bene applicare un sovrappiù in caso di intervento effettuato privatamente entro i confini nazionali o all’estero.

Infine – ma è il rischio che ci è più noto, quantomeno perché visibile e perché ne abbiamo avuta qualche esperienza con i nostri genitori – c’è la possibilità che si debbano sostenere spese di lungo periodo, ossia che ci sia necessità di qualcuno che si prenda cura di noi, specie se i nostri familiari sono impossibilitati ad assisterci. Anche qui, è utile avere una stima dei costi da sostenere che, in base ai minimi salariali definiti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel 2014, possono variare da 7.416 euro l’anno per una risorsa non formata part time a 18.200 euro annui per assistenza domiciliare fornita a tempo pieno da una risorsa formata per assistere non autosufficienti.

Da quanto sopra emergono alcune considerazioni: in primo luogo, è difficile stimare se e quanto avremo bisogno di spese sanitarie e quanto queste possano impattare sulla nostra stabilità economica. Inoltre, ci sono tutele pubbliche che andrebbero misurate e assicurazioni che sono sottoscrivibili solo entro una certa età, prima che il rischio per le Compagnie o Mutue diventi troppo rilevante. Ciò premesso, come comportarsi? La regola, semplice, dice di trasferire i rischi che non possiamo gestire in proprio ad una Compagnia di Assicurazione, ad una Cassa di Assistenza od una Mutua. Che si tratti di interventi, assistenza o quotidianità, vale la pena di rifletterci.

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Sergio Sorgi è socio fondatore e Vice Presidente di Progetica, società specializzata nell’educazione e divulgazione sui temi finanziari. E’ esperto di welfare e ha realizzato particolari approfondimenti su temi demografici, previdenziali e pensionistici. E' coautore del volume "Il futuro che (non) c'è", Università Bocconi Editore, 2016.

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