Conoscere il diabete mellito

La malattia metabolica più diffusa tra gli over65 è il diabete mellito tipo 2.

Il diabete mellito è una malattia metabolica causata da una ridotta disponibilità e/o ridotta sensibilità dei tessuti all’insulina, ormone prodotto dal pancreas, tale da determinare un aumento dei valori di glucosio nel sangue (iperglicemia). La forma più frequente di diabete mellito (90% di tutte le forme), tipica dell’avanzare dell’età, è costituita dal diabete di tipo 2 o non insulino-dipendente.

Altre forme di diabete mellito sono rappresentate dal diabete tipo 1 o insulino-dipendente, malattia autoimmune tipica del giovane che porta alla distruzione delle cellule pancreatiche secernenti insulina, dal diabete gestazionale e dal diabete legato a malattie pancreatiche. Vi sono poi le forme di diabete legate all’assunzione di farmaci, quali, ad esempio i corticosteroidi, che tramite specifici meccanismi determinano iperglicemia.

Il diabete mellito di tipo 2 aumenta per frequenza con l’aumentare dell’età. Colpisce infatti meno del 2% dei soggetti con meno di 50 anni, raggiunge una prevalenza pari al 10% nei soggetti over50 e pari al 20% nei soggetti over75. Si ha poi una ulteriore quota di soggetti affetta da diabete mellito, non ancora diagnosticato, in quanto la patologia può decorrere per diverso tempo in maniera asintomatica. Fattori di rischio per l’insorgenza di diabete sono la familiarità e lo stile di vita. Un’alimentazione ricca di grassi animali e zuccheri, sovrappeso, sedentarietà sono fattori predisponenti modificabili.

Come detto, nelle sue fasi iniziali, il diabete mellito tipo 2 può decorrere in maniera del tutto asintomatica. I sintomi iniziali possono essere legati all’insorgenza di complicanze acute dell’iperglicemia (poliuria, ovvero diuresi in eccesso e polidipsia, ovvero sete intensa). In taluni casi i sintomi sono eclatanti, con la comparsa di uno stato di coma indotto dalle complicanze metaboliche (coma iperosmolare). In una fase di diabete conclamato, possono comparire le complicanze a medio e lungo termine della patologia, legate alla prolungata esposizione all’iperglicemia: sono in genere complicanze vascolari e possono colpire più organi.

Tra queste vanno menzionate in particolar modo le complicanze cardiovascolari, quali infarto del miocardio, ictus ischemico ed arteriopatia obliterante agli arti. Il diabete mellito può inoltre colpire i reni, determinando una nefropatia diabetica e l’occhio, inducendo una sofferenza della retina (retinopatia) e una neuropatia tipica. A livello delle estremità il diabete mellito può determinare l’insorgenza del cosiddetto piede diabetico, caratterizzato da svariate alterazioni della cute del piede, di varia gravità, che può peggiorare fino alla formazione di ulcere, lesioni necrotiche ed infezioni locali e sistemiche. Talora sono necessari interventi chirurgici.

Infine, la presenza di diabete mellito predispone di per se stessa ad un maggior rischio di infezioni; il diabete, infatti, determina alterazioni a livello del sistema immunitario che si traducono in una maggior suscettibilità alle infezioni. Complessivamente il diabete si associa non solo a un’aumentata morbilità ma anche a un’aumentata mortalità. Un’altra manifestazione clinica cui si può assistere in pazienti affetti da diabete mellito è la comparsa di episodi ipoglicemici, come conseguenza dell’assunzione di dosi eccessive o inappropriate di farmaci antidiabetici. In condizioni particolari e in soggetti anziani fragili, infatti, la somministrazione incongrua di antidiabetici può indurre una riduzione marcata dei valori di glucosio nel sangue (glicemia). Al di sotto di certi livelli di glicemia, nell’individuo possono comparire sintomi quali tremori, debolezza, sudorazioni fino al coma.

La diagnosi di diabete si effettua secondo precisi criteri che considerano i livelli di glucosio nel sangue. Possono rendersi necessari per la diagnosi più prelievi di sangue a digiuno o dopo test da carico di glucosio. Esistono poi due condizioni che non soddisfano ancora i criteri diagnostici di diabete ma che non possono essere ritenute di completa normalità e comportano un aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2: l’alterata glicemia a digiuno e la ridotta tolleranza al glucosio.

Per quanto concerne la terapia, si utilizzano farmaci che, con meccanismi differenti, riducono i valori glicemici. Calo ponderale, dieta sana ed esercizio fisico sono altrettanto importanti. L’obiettivo è il controllo glicemico. Nei pazienti anziani, il controllo dei valori glicemici deve essere abbastanza rigido in coloro che sono in buone condizioni generali (anziani fit), mentre può essere meno rigido nei soggetti anziani più fragili o disabili. Inoltre, poiché il diabete è spesso associato a condizioni morbose, quali ipertensione arteriosa e dislipidemia, è importante ricordare che un buon controllo di queste condizioni migliora nel complesso lo stato di salute della persona anziana.

Una volta diagnosticato il diabete e impostata una terapia specifica, saranno necessari controlli periodici per il monitoraggio di eventuali complicanze. Dovranno essere monitorati esami ematochimici ed esame delle urine e potranno essere effettuate, secondo necessità, visite cardiologiche, nefrologiche, oculistiche o da parte del chirurgo vascolare. Un parametro che permette di avere un’idea complessiva del controllo glicemico (relativo anche ai mesi precedenti la misurazione) è l’emoglobina glicata, misurata tramite un esame ematico.

La prevenzione si effettua agendo sui fattori di rischio. Dieta ricca di fibre, con poche calorie, il controllo del peso corporeo, l’astensione dal fumo e la pratica regolare di attività fisica sono parte di uno stile di vita sano che contribuisce a ritardare o prevenire l’insorgenza non solo del diabete ma anche delle principali patologie croniche tipiche dei senior. Periodici controlli degli esami ematochimici comprensivi della misurazione della glicemia sono inoltre fondamentali per intercettare la patologia quando ancora non ha dato segni di sé e permettere così di intervenire. Per quanto riguarda la prevenzione dell’insorgenza del piede diabetico sono fondamentali una corretta igiene locale, l’utilizzo di calzature comode che evitino la formazione di lesioni o sfregamenti, un’attenzione particolare a rilevare precocemente i segni di infezione locale.

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Giuseppe Bellelli è Professore Associato di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi Milano-Bicocca. Fa parte del Consiglio Direttivo della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP).

Francesca Massariello é Geriatra presso Istituto Geriatrico P. Redaelli, Milano.

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