Giardinaggio
Scrive una lettrice: “Quando dico alle mie amiche che il mio sport è il giardinaggio si mettono a ridere. Invece lo dico sul serio, non si ha idea di quanto movimento fisico si fa con un giardino da curare: tagliare l’erba, preparare il terreno e i vasi per i fiori, zappettare, tagliare i rami e via dicendo.
Braccia e spalle sono sempre in azione e gambe e schiena sotto sforzo continuo. E infatti, complici i miei 60 anni passati da un pezzo, non passa settimana senza qualche dolorino e qualche zona infiammata.
C’è qualche attenzione che è meglio avere per evitare questi disturbi, senza però togliermi il piacere del lavoro in giardino?”
C’è un antico detto che afferma: “la terra è bassa e si fa fatica a coltivarla”. Ed è veramente un pratico riferimento alle difficoltà che prima o poi si incontrano nell’attività semplice di curare il proprio giardino. Per poter individuare meglio le caratteristiche comportamentali da tenere in questo tipo di attività dobbiamo suddividere il nostro corpo in tre parti: la parte superiore cervico-craniale e cingolo scapolo-omerale, la colonna in toto e la zona del bacino e degli arti inferiori.
Se ci si sofferma un attimo si capisce bene come queste tre componenti intervengano spesso in modo sinergico e in tempi successivi assai brevi nel compiere determinati atti, mentre alcune volte possono rimanere “statiche”, cioè in posizione prolungata derivante dal tipo di attività che si sta svolgendo.
La prima raccomandazione è quella, nella bella stagione, di coprirsi il capo con un ampio cappello che ci deve proteggere da eventuali riscaldamenti fastidiosi derivanti dai raggi solari. È importante inoltre ricordare che non bisogna ripetere in modo reiterato troppo a lungo determinati movimenti perché il sistema articolare e muscolare di un senior non sopporta benissimo un sovraccarico funzionale prolungato.
Partendo dal basso, è semplice pensare come ci si “accucci” e magari si rimanga in tale posizione per un periodo medio-lungo: in questo modo viene messa in tensione la muscolatura degli arti inferiori senza però grosse alterazioni, piuttosto vengono sollecitate le articolazioni della caviglia e del ginocchio e in parte dell’anca.
Ma la zona che maggiormente ne risente è la zona lombare, specie nel passaggio tra l’ultima vertebra lombare e la prima sacrale, la cosiddetta “cerniera lombare”. Il pericolo che sta dietro l’angolo è nel rialzarsi troppo rapidamente e imbarcarsi nel classico colpo della strega che come viene se ne va anche via, ma nel frattempo è una vera maledizione. Ecco perché è importante utilizzare dei micro-seggiolini che si comprano nei negozi specializzati, sui quali appoggiare le terga ed avere quindi un sostegno che ci permetta poi di risalire facendo grande attenzione: il mettersi in piedi deve essere lento anche per compensare le variazioni di pressione arteriosa che avvengono nei cambi di postura.
Se consideriamo la parte alta, le spalle sono anteroverse, le braccia semidistese e il tratto cervicale spinto all’avanti, il che comporta una serie di tensioni muscolari piuttosto importanti sia per l’estrema delicatezza del tratto cervicale, dove passa un complesso artero-venoso e neurologico importante, sia per la cuffia dei rotatori che viene sollecitata dal traffico intenso delle mani con il terreno.
Ecco che, stando opportunamente seduti, è conveniente ogni tanto fare dei banali esercizi di stretching, ovvero raddrizzare la colonna, le spalle portandole all’indietro e aprendo le braccia a croce facendole ruotare lentamente. Questo migliora sia la circolazione sia dovrebbe diminuire le eventuali tensioni anomale che si fossero instaurate.
Abbiamo dimenticato la colonna? Evidentemente no, dato che la stessa di fatto risente delle posture che noi assumiamo durante le opere di giardinaggio. Quindi è importante pensare a lavori in cui si è seduti e chinati all’avanti oppure attività all’inpiedi, curvi perché stiamo zappettando il terreno oppure iperestesi perché stiamo sistemando un pergolato (non su una scala). In questo caso sono utilissimi i movimenti di stretching della colonna per diminuire sicuramente le contratture del muscolo gran dorsale e dei lunghissimi del dorso, che sono quelli che maggiormente si affaticano in questo tipo di atteggiamento posturale.
Come si vede, gli ipotetici tre pezzi in cui abbiamo suddiviso il nostro corpo in realtà lavorano all’unisono e le catene muscolari uniscono le varie parti dell’organismo considerando che queste catene si possono immaginare come le tegole di un tetto che si sormontano una sopra l’altra per formare un lungo tutt’uno e, come ogni tetto che si rispetta, devono essere accudite e utilizzate nella maniera migliore.
Già primario di riabilitazione specialistica dell’ospedale L. Sacco di Milano e docente presso l’Università degli Studi di Milano, Silvano Busin é Direttore scientifico di ISSA Europe (International Sports Sciences Association Europe) e della rivista Fitness & Sport.
Questi semplici e utilissimi suggerimenti ci ricordano lo stato di ” usura ” raggiunto e da, sostenere quotidianamente, mediante sana e metodica ginnastica di mantenimento ” geriatrico “