Senior in partenza
Sono sempre di più i pensionati che decidono di trasferirsi all’estero: quali luoghi preferiscono, e perché?
Secondo i dati INPS oltre 300.000 pensionati italiani vivono all’estero, ricevendo ogni anno un importo complessivo di circa 1.300.000.000 euro, erogato in 160 diversi Paesi.
Molte di queste prestazioni economiche sono dirette proprio a pensionati italiani[1] che hanno scelto di fare il grande passo e di trasferirsi all’estero, spesso diretti verso luoghi geograficamente e culturalmente simili al nostro paese.
Le destinazioni più gettonate sono infatti adiacenti o a pochi passi dai confini italiani, come Germania, Svizzera e Francia. Ogni luogo sembra avere “target privilegiati”: i paesi con la maggiore quota di donne sul totale delle prestazioni erogate, al 2019, sono ad esempio Ucraina (94%), Bulgaria (78%) e Argentina (74%). I paperoni all’estero? Si trovano invece a Cipro (con un importo mensile medio dell’assegno superiore ai 5400 euro) e negli Emirati Arabi Uniti (circa 3800 euro di pensione).[2]
Il tema riceve anche attenzioni istituzionali, tanto che sia l’INPS[3] sia l’Unione Europea[4] mettono a disposizione siti dove i pensionati intenzionati a trasferirsi all’estero possono trovare informazioni e consigli utili e dettagliati.
Ma perché molti scelgono di partire dopo una vita intera di lavoro passata in Italia?
Le ragioni sono molte, spesso inattese.
Molti cittadini, percettori di pensioni spesso esigue e insufficienti a vivere una vecchiaia felice nel nostro Paese, vanno alla ricerca di un luogo che garantisca loro un tenore di vita più elevato, optando per Paesi in cui il costo della vita è relativamente basso o le condizioni fiscali particolarmente vantaggiose.
Cipro, Marocco, Romania, Panama, garantiscono ad esempio aliquote massime di tassazione che vanno dal 5 al 25%, che portano sostanziosi risparmi sugli assegni pensionistici; note sono anche le agevolazioni fiscali (ma solo per i primi 10 anni di permanenza) offerte in Portogallo. In questi Paesi il costo della vita è più basso rispetto a molte città italiane: ad esempio, il costo della vita in Portogallo è del 26% inferiore a quello della città di Milano, mentre vivere in Bulgaria, sulle rive del mar Nero, permette di risparmiare il 46%.[5]
Con il passare del tempo, la “fuga di cervelli senior” ha generato però qualche allarme. Per invertire questo fenomeno, è stata ad esempio introdotta l’“opzione per l’imposta sostitutiva sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi da pensione di fonte estera che trasferiscono la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno”, che puntava a far rientrare nel bel paese, e in particolare nel sud Italia e nei piccoli comuni colpiti da eventi sismici, almeno 100.000 pensionati, assoggettandone i redditi ad un’imposta sostitutiva forfettaria del 7%. La finalità è chiara: creare condizioni favorevoli per il rientro e, parallelamente, rivitalizzare il tessuto umano di luoghi “dormienti”, meravigliosi, ma in via di abbandono.
A parità di condizioni economiche, emerge allora il peso di cultura, vivibilità della destinazione prescelta e benessere complessivo garantito in questi luoghi.
Per molti pensionati, la scelta di poter godere del fascino della spiaggia di Petra Tou Romiou a Cipro, dove la leggenda narra sia nata la dea dell’amore Afrodite, o delle scogliere mozzafiato dell’Algarve portoghese, non ha prezzo e prevale sulla possibilità di accumulare qualche risparmio in più sul conto corrente.
In questo senso, Blacktower ha stilato una specifica classifica[6] dei migliori paesi europei per pensionati, considerando cinque dimensioni chiave: criminalità, costo della vita, percentuale di popolazione con oltre 65 anni, prezzo delle case e aspettativa di vita. La classifica combinata di questi elementi premia Finlandia, Spagna, Slovenia e, al quinto posto, l’Italia.
Perché tuttavia assoggettare opinioni soggettive a valutazioni standard? Ecco allora che diventa interessante esplorare le cinque sotto classifiche, in modo da poter indirizzare la propria valutazione sulle dimensioni di proprio interesse.
Ad esempio, se la Svizzera risulta il paese con il tasso di criminalità più basso e la maggiore aspettativa di vita, la Serbia garantisce i prezzi delle case minori, l’Italia la maggior quota di persone oltre i 65 anni, che significheranno reti sociali e compagnia per i pensionati, e l’Ucraina il minor costo della vita generale.
L’indicatore di benessere Oecd better life index[7] va proprio in questa direzione, permettendo a chiunque di valutare la vivibilità dei paesi sulla base delle proprie esigenze e caratteristiche.
È più importante vivere in un luogo che garantisce la qualità delle reti di supporto sociale o la salubrità dell’ambiente? Il reddito o l’efficienza del sistema sanitario? La sicurezza o il coinvolgimento nelle istituzioni democratiche? Le risposte a queste domande non possono che essere soggettive.
Ciò che qui desideriamo evidenziare è che “non è mai troppo tardi”.
Se in un angolo recondito di noi c’è la curiosità e la voglia di immaginarsi in altri luoghi, non trascuriamoci.
La prima cosa da fare è quella di effettuare, con cura e attenzione, l’analisi delle risorse economiche che abbiamo a disposizione e della loro sostenibilità futura in caso di eventuali imprevisti (un’improvvisa malattia da curare, un’assistenza da sostenere, ecc…). Fatto questo, cominciamo a raccogliere informazioni, entriamo in contatto con chi ha fatto il grande salto, consultiamo siti istituzionali che offrono consigli mirati, facciamo confronti, “simuliamo” il tenore di vita effettivo con le risorse a disposizione… In una parola, rendiamoci consapevoli.
La nostra terza vita merita di essere inaugurata con cura, entusiasmo e senza paura.
Foto di Svitlana Hulko su licenza iStock
[1] Fonte: I pensionati all’estero di nazionalità italiana sono circa l’80% – Fonte: Le pensioni pagate all’estero – anno 2019, Senato
[2] Fonte: Ibidem
[3] Fonte: INPS – Il pagamento della pensione all’estero
[4] Fonte: Andare in pensione all’estero – Your Europe (europa.eu)
[6] The best European countries for retirement | Blacktower, 2021
Francesca Bertè è Partner Progetica e vicepresidente di Eqwa, Impresa sociale nata per diffondere e sviluppare riflessioni, studi e comportamenti finalizzati a dare benessere ai cittadini attraverso sistemi e strumenti di welfare. Progetta e realizza percorsi formativi di educazione e pianificazione finanziaria. Svolge attività di ricerca su fenomeni sociodemografici, modelli di welfare e politiche sociali, con focus sul ciclo di vita economico delle famiglie. E’ Educatore Finanziario conforme alla norma tecnica UNI 11402. E' autrice, insieme a Sergio Sorgi, del saggio "Felicità cercasi" (2020) e Fiducia sostantivo plurale (2022), editi da Egea.
Alessandro Grillo si occupa di condurre ricerche in ambito economico e sociale in eQwa – Impresa sociale. Coordina inoltre gli educatori finanziari della rete di organizzazioni sociali che collaborano con eQwa. È Educatore Finanziario abilitato a norma UNI 11402
Rendo noto che qui in Costa Tropical ( Andalusia , Spagna ) siamo ormai moltissimi … varie nazionalita’ ( soprattutto europei del nord ) ma soprattutto pensionati ITALIANI . Perche’ ? perche’ godiamo del SOLE andaluso tutto l’anno , SANITA’ OTTIMA con una grande attenzione e protezione dell’anziano che l’Italia non puo’ minimamente uguagliare , tasse ridotte , ecc ecc … Chi ancora non sa dove andare , che dia un’occhiata alle zone tra Torrox e Castell de Ferro …. AUGURI e TANTA SALUTE a tutti !