Bicicletta mon amour
Scrive un lettore: “Andare in bicletta è il mio modo di fare sport. Abito a Reggio Emilia, città di pianura, dove andare in bici è quasi la regola, anche se il traffico di auto è sempre più intenso. Ho cominciato a pedalare da piccolo e non ho mai smesso. Pedalare mi piace e mi dà un senso di libertà. Adesso che ho 68anni non ho nessuna intenzione di smettere, anche se capisco che mi affatico di più e qualche volta, incrociando autobus e macchine, ho delle incertezze e sbando. Devo cominciare a pensare a qualche limite, ad essere più prudente ? Mia figlia dice che dovrei fare un po’ di allenamento a terra invece che seduto in bicicletta, ha ragione ?”
Risponde Silvano Busin: Vi ricordate la canzone del Trio Lescano: “Ma dove vai bellezza in bicicletta, / così di fretta pedalando con ardor…” che ci riporta a strade sterrate e al mezzo di locomozione più diffuso in quell’epoca? Pedalare è uno tra i mezzi più semplici per fare attività fisica e ricavarne benefici effetti sul nostro organismo. L’attività viene considerata di tipo aerobico, capace cioè di implementare l’attività cardiovascolare: cuore e arterie più sane, ma anche controllo parziale di alterazioni a carico del metabolismo degli zuccheri e dei grassi. Possiamo dire con certezza che andare in bicicletta fa bene, anche se il terreno su cui si svolge questo sport può avere delle brusche impennate di fatica quando ci si inerpica in collina o in montagna. In questi casi compare una componente anaerobica, i muscoli possono riempirsi di acido lattico e giungere alla esauribilità con la conseguenza di doversi fermare per poter poi eventualmente riprendere la scalata.
Un discorso particolare è pedalare, come nel caso del nostro lettore, nei centri urbani perché è risaputo come questi ambienti siano spesso inquinati dalle polveri sottili e da altri agenti prodotti dalla combustione dei motori degli automezzi. Dato che durante lo sforzo aumentano gli atti respiratori sia per numero sia per profondità, cioè si inspira un numero di volte maggiore una maggiore quantità di aria, il rischio è quello di “inquinare” i nostri polmoni con sostanze nocive, che la semplice mascherina, quand’anche venisse indossata, non è in grado di filtrare. Non ultimo, essere in bicicletta in mezzo al traffico di una città non depone favorevolmente per la propria incolumità, data la presenza di autoveicoli di tutte le specie e di eventuali alterazioni del manto stradale che possono portare ad incidenti. Una dose in più di prudenza quindi non guasta !
Altri consigli derivano dalla specifica tecnica del mezzo di locomozione usato. Va ricordato infatti come ci sia: il ciclismo da diporto, ovvero la classica bicicletta sulla quale magari trasportiamo il pargolo all’asilo; il ciclismo sportivo, con biciclette che costano a volte cifre impressionanti e il ciclismo fuoristrada, fatto con le mountain bike. Ognuno di noi poi ha un suo peso e una sua altezza e la posizione in sella deve essere ergonomicamente corretta, quindi sellino né troppo alto né troppo basso per far sì che le leve dei nostri arti inferiori siano efficaci nella pedalata: i vari tipi di bicicletta comportano poi una postura particolare della nostra schiena, che è praticamente quasi diritta sia nella bicicletta da diporto che nella mountain bike e invece flessa in avanti in quella da corsa. Non dobbiamo inoltre dimenticare il sellino, che deve garantire un comfort e non causare frizioni e compressioni nella zona perineale creando un danno sia per il delicato apparato femminile sia per gli uomini che soffrono di ipertrofia prostatica.
Come ciliegina sulla torta, ricordiamoci che i riflessi, legati al processo di invecchiamento, nel senior tendono a rallentare e quindi impegnano il nostro ciclista ad una attenzione maggiore a tutto ciò che lo circonda.
Concludendo, si può assolutamente affermare che andare in bicicletta fa bene alla salute, ma comporta in ogni caso una valutazione sia legata allo stato fisico della persona (e questo lo può fare il medico curante) sia legata al mezzo di locomozione che, come detto sopra, a seconda del tipo impone tutta una serie di accorgimenti e di preparazione specifici.
Già primario di riabilitazione specialistica dell’ospedale L. Sacco di Milano e docente presso l’Università degli Studi di Milano, Silvano Busin é Direttore scientifico di ISSA Europe (International Sports Sciences Association Europe) e della rivista Fitness & Sport.