Aspettando la pensione

Scrivendo di lavoro per i Senior le possibili prospettive sono tre: lo scenario, le sperimentazioni delle organizzazioni, le reazioni delle persone. Fino ad ora in questa rubrica abbiamo scritto molto sulla prima e la seconda. Poco sulla terza. È il momento di rimediare.

Lo scenario è ormai chiaro. Fino a qualche anno fa, e forse ancora quando Osservatorio Senior è nato, c’era incertezza sul destino della riforma Fornero.  “Tanto non rimane …”; “Comunque un modo per uscire prima dal lavoro lo si troverà …”  Le stesse Aziende hanno probabilmente alimentato questa incertezza, perché speravano che in qualche modo l’abitudine a ristrutturare facendo uscire in modo più o meno agevolato i Senior, potesse continuare. Ora questa illusione non c’è più. C’è sufficiente chiarezza per essere certi che gli anni di lavoro non diminuiranno. Anzi! Di solito l’espressione utilizzata è “Devo lavorare ancora 10 anni … se non cambia qualcosa …” sottintendendo il peggioramento delle condizioni piuttosto che il miglioramento.

Lavoreremo di più in età sempre più avanzata!

Lato Aziende, almeno in Italia, sappiamo che non si sta muovendo un granché per affrontare questo scenario.

Ma le persone, noi, come reagiamo a questa situazione? Mettiamo insieme alcuni elementi in premessa.

Il primo viene dalla ricerca fatta dall’ Osservatorio “Un ritratto dei nuovi Senior” che dice: “La percezione di anzianità è molto legata anche alla noia e all’assenza di progettualità …”.

Un secondo contributo emerge dalle indagini fatte nelle aziende sui lavoratori Senior. Circa un anno fa su questo tema scrivevamo “Per quanto riguarda le caratteristiche più motivanti del lavoro (per i Senior) primeggiano l’autonomia e lo scopo, cioè il “senso” del lavoro al di la delle opportunità di carriera e del riconoscimento economico che ne possono derivare”.

Un terzo stimolo ce lo regala Rita Levi Montalcini quando diceva: “Non è importante aggiungere anni alla vita ma vita agli anni”.

I Senior al lavoro reagiscono in tre modi diversi.

Alcuni spengono il cervello per accenderlo appena sono fuori nelle mille attività del tempo libero: non si aspettano più nulla dal lavoro, fanno il loro e basta.

Altri aspettano che sia l’Azienda a farsi carico del loro bisogno di senso: proiettano sull’Azienda aspettative che spesso vengono deluse.

Altri, infine, si impegnano per ricavare un senso ed un valore dal loro lavoro, anche sapendo che tra qualche anno se ne andranno e, forse, sarà la stessa Azienda per cui ora si stanno impegnando a chiedergli di farlo.

Se il modo sano per affrontare l’età che avanza è avere progetti e motivi e mantenere alto il “gradiente di vita” nella propria esistenza, viene da pensare che il terzo sia il modo giusto per affrontare la Seniority al lavoro. Ovviamente questo non significa far finta di non sapere che prima o poi si dovrà lasciare e anche desiderare che quel momento arrivi. Ma nel frattempo sforzarsi di dare un senso al lavoro, a qualsiasi lavoro, è sano e utile prima di tutto a noi stessi.

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Psicologo. Dopo più di 40 anni di lavoro nelle organizzazioni ha deciso di dedicare il suo tempo alla famiglia e allo studio delle religioni e della spiritualità nel mondo.

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