Riqualificarsi sul posto di lavoro

Il fenomeno dell’allungamento della vita lavorativa e l’aumentata velocità con cui avvengono i cambiamenti (soprattutto tecnologici, ma anche culturali, di processo, di business) sono fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio di obsolescenza per i lavoratori più senior.

Vi è cioè il pericolo di perdere progressivamente valore professionale sul mercato, di non riuscire a stare al passo di fronte alle attese del contesto in cui si opera, e di ritrovarsi con un bagaglio di conoscenze e di competenze sempre più inadeguato e disallineato rispetto ai requisiti richiesti.

Una delle possibili conseguenze di tale scenario è un senso di emarginazione e di scarsa considerazione sul posto di lavoro, la percezione di essere poco valorizzati, di contare sempre meno, con inevitabili impatti sulla motivazione e sul benessere psicologico delle persone.

Come nasce l’esigenza di riqualificazione

L’esigenza di riqualificazione dei lavoratori senior, al fine di allineare le loro competenze con gli standard richiesti e di assicurare adeguati livelli di efficienza e di prestazione, nasce innanzitutto come preoccupazione aziendale, specialmente nel caso di aziende che dimostrano di essere più attente alle dinamiche organizzative interne, più disposte ad investire sul patrimonio umano e, in generale, più lungimiranti.

Indipendentemente però dalla sensibilità o meno al problema da parte dell’azienda, è auspicabile che il desiderio di aggiornamento professionale venga sentito anche come esigenza personale da parte dei lavoratori, intendendolo in particolare come un’opportunità di imparare qualcosa di nuovo, di individuare nuovi stimoli, di mettersi in gioco di fronte alle sfide che il presente ed il futuro mettono inevitabilmente sul nostro cammino.

Dovrebbe trattarsi, da questo punto di vista, di un’attitudine mentale, che deve essere coltivata e perseguita più per un moto spontaneo dell’individuo che come reazione ad un’esigenza del mercato del lavoro o della propria azienda. Può essere visto come uno sforzo continuo che va fatto su sé stessi per riaffermare il proprio valore personale e professionale, e che offre come risultato un aumentato senso di efficacia e di auto-soddisfazione, con conseguenze benefiche sul nostro equilibrio psico-fisico e sulla nostra visione del lavoro.

Quali competenze aggiornare

Una volta sviluppata una solida motivazione ad investire sul proprio aggiornamento professionale, si tratta di capire in quale direzione intervenire: quali sono le competenze, le conoscenze o le attitudini che vengono maggiormente richieste nei posti di lavoro per un profilo come il nostro? Cosa ci manca, o cosa potremmo migliorare, per essere considerati dei lavoratori pienamente all’altezza delle esigenze che ci pone oggi di fronte il mondo del lavoro?

Un’analisi di questo genere potrebbe essere fatta confrontandosi con figure di riferimento all’interno del nostro ambiente professionale: il proprio Responsabile, la Direzione del Personale, un collega che stimiamo particolarmente. Non c’è nulla di male, ed anzi può essere considerato come un fattore di sana capacità di auto-critica e disponibilità a mettersi in discussione, nel chiedere di essere aiutati a fare un bilancio del proprio bagaglio professionale, al fine di migliorarlo.

Oppure ci si può rivolgere a conoscenti o amici che svolgono attività simili alla nostra, in ambiti professionali equiparabili, e che possono avere un quadro più aggiornato ed approfondito del nostro circa le evoluzioni che impattano il mondo del lavoro. Ci si può servire infine degli strumenti messi a disposizione dal web, consultando gli annunci di lavoro, articoli di approfondimento o blog dedicati alle problematiche professionali, cercando di cogliere gli spunti che possono indicarci le competenze più richieste dal mercato e le aree in cui è maggiormente importante investire in termini di aggiornamento.

Come aggiornare le competenze 

L’ulteriore passo consiste nell’individuare quali potrebbero essere le strategie migliori per passare alla fase realizzativa, per favorire cioè concretamente l’aggiornamento delle nostre competenze.

Una prima opportunità “strutturata” per investire sul proprio bagaglio professionale è rappresentata dai corsi di formazione che molte aziende organizzano, internamente od esternamente, per i propri dipendenti.

Una seconda modalità, in questo caso più informale, è rappresentata dalle occasioni di scambio intergenerazionale che si creano all’interno dei luoghi di lavoro. Entrare in contatto con persone più giovani e costruire nel tempo rapporti fattivi di collaborazione reciproca si è spesso rivelata come una scelta vincente per entrambe le parti in gioco.

Resta infine la possibilità di muoversi in autonomia, esternamente rispetto all’ambito lavorativo, decidendo di iscriversi a corsi di aggiornamento, di dedicarsi a letture su tematiche specifiche, di utilizzare Internet come fonte di reperimento di informazioni e contenuti che possono contribuire a rendere più attuale la nostra professionalità.

Sono scelte che, come abbiamo già accennato sopra, non nascono esclusivamente o necessariamente da logiche di opportunità lavorativa, ma da un desiderio più generale di mantenere viva la propria curiosità, di continuare ad ampliare il proprio bagaglio di conoscenze, di “allenare” le proprie capacità mentali, riaffermando e mettendo in pratica il vecchio adagio che “nella vita non si è mai finito di imparare”.

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foto Halfpoint su licenza iStock

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Marco Ronchi è Senior Consultant di AIMS International, società di Executive Search. In precedenza ha operato a lungo nelle Direzioni HR di aziende italiane ed internazionali.

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