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Previdenza e condizioni economiche

Il tagliando del mio motore economico

Possiamo scegliere di non decidere, ma non possiamo permetterci di non sapere.

Per questo, abbiamo realizzato un breve inventario di temi che riguardano la nostra vita economica su cui ognuno di noi dovrebbe fare una rapida verifica di consapevolezza (“so”) e di stabilità (“sono in grado di affrontarlo”).

  • 0-35-55-71-119 è un’estrema sintesi del nostro ciclo di vita economico.

Veniamo al mondo, viviamo con mamma e papà anche fino a 35 anni, tra i 30 e i 40 anni spicchiamo il volo e cominciamo a produrre reddito ma non senza intoppi; dopo i 50 anni rischiamo infatti di essere estromessi da un mondo del lavoro tecnologico, svelto, “cost saving”. Attendiamo così con impazienza l’età della pensione (le stime per i più giovani indicano 71 anni) che ci accompagnerà attraverso una lunghissima quarta età (arriveremo fino a 119 anni? Forse sì). Un ciclo di vita costellato da rischi nuovi che lo Stato fatica ad assorbire per via di una platea di bisognosi (pensionati, ammalati, disoccupati) sempre più ampia e di una popolazione attiva e “contributiva” in continuo calo. L’esito è chiaro, ognuno deve darsi da fare, compensare le difficoltà del welfare e tenere sotto controllo la propria vita economica.

  • In Italia si contano 1 milione e 34mila[1] famiglie monogenitoriali. Quasi una famiglia su tre è composta da una sola persona. Single, gengle (genitori single), conviventi, separati, divorziati, vedovi: stiamo vivendo un’esplosione di nuclei nuovi con bisogni nuovi. Peccato però che gran parte delle prestazioni assistenziali pubbliche siano, per legge, ancora oggi riservate alle famiglie classiche, sposate, meglio se numerose. Il consiglio, per tutte le persone che sperimentano forme di convivenza “nuove”, è quindi quello di informarsi sui propri diritti assistenziali e previdenziali e di attivarsi subito per colmare ciò che pubblicamente manca.
  • 35 anni per i maschi, 32 per le femmine sono le età medie Istat di raggiungimento dell’autonomia economica. Dare stabilità economica ai figli (e ai nipoti) è un desiderio (e incombenza) per tutti i genitori e sempre più spesso anche per i nonni. In un mercato del lavoro competitivo, dove “prendere (poco) o lasciare” è all’ordine del giorno, mettere in curriculum esperienze formative estere allarga il campo da gioco e riduce i rischi di transizione da studente a neo-lavoratore. Abbiamo stimato con cura gli impegni economici e accantonato risorse sufficienti per dare a figli e nipoti un’istruzione “spendibile” e per gestire le fasi di transizione tra studio e lavoro?
  • In Italia il tasso di occupazione dei 55-64enni è pari a circa 52%[2]. Troppo giovani per la pensione, troppo anziani per un nuovo incarico; per molti senior uno stato di transizione critico (psicologicamente e professionalmente) che non può essere subito, ma presagito e preparato. Abbiamo pianificato eventuali ammortizzatori che ci consentano di avere maggiore libertà nelle scelte lavorative in età avanzata? Abbiamo realizzato un’attività di budgeting per risparmiare qualcosa in più da destinare ad eventuali fasi di transito, desiderate o obbligate?
  • Oggi la pensione rappresenta circa un terzo della vita adulta, un tempo lunghissimo che non ammette svogliatezza e impreparazione. 1.189€ lordi al mese[3] è l’importo medio delle pensioni INPS di vecchiaia vigenti al 1° gennaio 2018: un supporto non sufficiente. Pianificare la propria longevità significa quindi attrezzarsi oggi per garantirsi una vecchiaia dignitosa domani e non sopravvivere al proprio reddito. La sequenza è semplice: diamoci un obiettivo (“per vivere come vorrei mi serviranno X euro al mese”), sottraiamo le risorse economiche di cui possiamo disporre (pensione pubblica INPS, fondo pensione o altre risorse vitalizie), individuiamo il grado di completamento dell’obiettivo e integriamo quel che occorre con strumenti previdenziali coerenti e dedicati.
  • 22 anni per le femmine, 19 per i maschi sono gli anni di vita medi[4] che potremmo passare con una qualche forma di disabilità. Invecchiando aumenta naturalmente il rischio di inciampare in qualche malanno; poter scegliere come curarsi, dove e con l’aiuto di chi permette di alleviare la fatica ed affrontare momenti difficili con maggiore serenità. Stimare quanto potrebbe servire in caso di invalidità da anziani e scegliere di destinare a questo fine parte del proprio risparmio è fondamentale e va fatto ora.
  • Siamo femmine? Nell’arco della vita molte di noi si troveranno a scalfire soffitti di vetro (oltre un certo livello di carriera si fatica ad arrivare), “scalare” scale mobili di vetro (i maschi sono promossi con più facilità) e attraversare pavimenti di pece (confinamento del lavoro entro ambiti «femminili»: segretariato, assistenza, relazioni, cura, ecc). Una minore occupazione, sommata ad una retribuzione inferiore e a una minore permanenza nel lavoro, porta ad assegni pensionistici più bassi (1.499€ è l’importo medio mensile della pensione di vecchiaia dei maschi, 800€[5] quello delle femmine), ad un conto economico più fragile e a più insicurezza. Qui il suggerimento è difendersi, verificare l’esito del proprio percorso professionale in termini di minore copertura previdenziale e dedicarsi ad una pianificazione individuale che abbia come obiettivo la propria, meritata, indipendenza economica.
  • I miei primi 5 obiettivi di vita futuri sono… Posti di fronte a questa scelta molti di noi resteranno spiazzati. Il presente ci stringe e il futuro implode: come liberarsi dal presentismo e rendere i nostri sogni, obiettivi concreti e realizzabili?

Il primo consiglio è quello di lasciare spazio all’immaginazione, pensare alle persone che amiamo, alle nostre passioni, e a partire da loro disegnare progetti e traguardi di vita. Il secondo suggerimento è uscire dall’astrattezza affiancando ad ogni obiettivo una descrizione chiara (viaggio per il 40° anniversario di nozze), un tempo (2022), un importo (6.000€), una priorità (1°).

Ne deriverà una lista di obiettivi, lunga, ricca e dettagliata, che farà da timone per la finalizzazione dei risparmi di famiglia.

[1] Fonte: Istat 2016

[2] Fonte: Istat 2017

[3] Fonte: Inps, Statistiche in breve – marzo 2018

[4] Fonte: Eurostat 2015

[5] Fonte: Inps, Statistiche in breve – marzo 2018

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