Chi può aiutarci a gestire la nostra vita economica ?

Ognuno di noi, nel corso della vita, attraversa fasi economiche che richiedono cura ed attenzione: una spesa sanitaria inattesa, l’entrata in pensione, l’inizio di una relazione sentimentale in tarda età e il desiderio di cambiare casa e così via.

Non tutti, però, pur masticando un po’ di economia e finanza, sono economisti esperti e conoscono i modi per gestire bene il proprio denaro. E, certo, non ci si fa una competenza in “google”: informarsi, infatti, è meno di sapere. E sapere non consente di saper fare.

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Se per un controllo di routine possiamo affidarci al medico di base, per l’arredamento di casa ad un bravo designer, chi può darci una mano a gestire i nostri bisogni economici?

Anche in questo caso è bene affidarsi ad un esperto e abbandonare l’idea di un artigianale “fai da te”. In fondo, i benefici derivanti da una relazione professionale con un operatore sono numerosi e le ricerche internazionali a riguardo di certo non mancano[1]. Secondo la letteratura internazionale chi sceglie di farsi accompagnare da un “consulente” può infatti ottenere un tasso maggiore di successo nel conseguire i propri obiettivi, è più fiducioso, più sicuro, ha migliori prospettive future, più autostima e felicità.

Tutto questo, però, a patto che si scelga un professionista capace, che lavora con qualità e metodo.

I ruoli di chi opera nei mercati finanziari, assicurativi e previdenziali sono diversi; in termini generali, possiamo distinguere tra “collocatori” e “pianificatori personali”, o consulenti.

La principale differenza è il tipo di servizio fornito: se il collocatore svolge una attività focalizzata essenzialmente sui prodotti, il consulente, al contrario, si occupa dei bisogni della famiglia lungo tutto il ciclo di vita, aiutandola a gestire il budget, a rendere sostenibili i debiti, a proteggersi in caso di rischi improvvisi, a preparare il futuro pensionistico, a raggiungere obiettivi di vita importanti, a gestire il passaggio generazionale.

Com’è evidente qui l’approccio non è basato sul prodotto, ma sul benessere complessivo della famiglia.

Esito: verificare che il ruolo professionale del nostro operatore coincida con quello di pianificatore personale.

Questo però ovviamente non basta, occorre altro. In primo luogo, è necessario che il consulente disponga di un corredo di conoscenze e competenze nelle diverse aree di esigenza (indebitamento, protezione, previdenza, investimento, successione). Tali competenze potranno essere verificate da attestazioni rilasciate da organizzazioni, enti di ricerca e formazione, che documentino il conseguimento delle abilità. Il consiglio, qui, è quello di non essere timidi e di chiedere prova delle abilità acquisite; perché dovremmo affidare la nostra vita economica ad una persona che non sappiamo se saprà prendersene cura con competenza?

La seconda dimensione da verificare è relativa all’utilizzo di strumenti di simulazione con cui il consulente potrà realizzare un piano fatto su misura per noi, grazie alla possibilità di effettuare elaborazioni complesse e di simulare le conseguenze economiche di eventi di vita ed imprevisti in termini probabilistici ed oggettivi. In mancanza di modelli di simulazione le indicazioni potrebbero infatti mancare della necessaria “precisione” e consistenza scientifica.

Esito: verificare che il consulente possieda competenze specifiche e strumenti di simulazione adeguati alla realizzazione del nostro progetto di vita.

Un’altra condizione cruciale per l’avvio di una solida relazione professionale è che vi sia fiducia reciproca tra chi presta il servizio e chi lo fruisce. In un rapporto professionale corretto, la fiducia dovrebbe originarsi dalla convinzione, basata su verifiche preventive, che l’operatore si comporti in maniera da proteggere i nostri interessi. Nessuna attività professionale è immune dal conflitto di interesse; pensiamo ad esempio ad un avvocato, o ad un medico, che può scegliere diverse modalità per proteggerci o curarci, laddove l’alternativa più vantaggiosa per noi non è necessariamente la più remunerativa per lui. Lo stesso vale in ambito economico e finanziario.

Naturalmente, l’esistenza di un conflitto di interesse non costituisce di per sé un illecito. È importante, però, che sia correttamente gestito dall’operatore, ad esempio adoperandosi per non nuocere al nostro interesse, informandoci della natura e delle fonti del conflitto, aderendo ad un codice etico professionale.

Esito – condividere preventivamente le logiche del modello di servizio adoperato.

Come verificare che l’operatore individuato possieda tutte queste caratteristiche?

Una soluzione concreta e praticabile è fornita dalle “norme tecniche di qualità”, documenti che definiscono lo stato dell’arte di prodotti, processi e servizi, specificando “come fare bene le cose”, e garantendoci che i comportamenti attuati seguano i principi accettati dall’intera comunità e non modelli “autoreferenziali”. Se il nostro consulente non aderisce a standard o protocolli terzi di qualità in tema di educazione finanziaria o consulenza, è utile conoscerne i motivi.

Consiglio 4 – Verificare che il consulente lavori seguendo un modello di qualità.

Nel 2005, l’ISO ha rilasciato la norma tecnica UNI ISO 22222 relativa alla pianificazione personale che delinea le 6 fasi da seguire per offrire un servizio di qualità.

Secondo la norma, il consulente deve innanzitutto fornire il quadro entro il quale si svolge la relazione e definire chiaramente i ruoli, le responsabilità e le condizioni del servizio. La seconda fase prevede la raccolta di informazioni utili sulla situazione economica di partenza e la definizione accurata degli obiettivi e aspettative della famiglia. La terza fase riguarda l’analisi della situazione esistente; qui verranno rappresentati i punti di forza e debolezza della situazione economica e finanziaria, attuale e prospettica, e individuati i supporti, pubblici o privati, su cui si può contare. Il processo continua con la fase 4 e con la definizione di una strategia ideale in linea con le necessità emerse; strategia che verrà poi attuata nella fase 5, tramite l’individuazione delle soluzioni più coerenti.

Con il passare del tempo però, si sa, le cose possono cambiare: può nascere un nipotino, arrivare il momento della pensione, concludersi il pagamento del mutuo, e molto altro. Qui si realizza l’ultima fase della pianificazione di qualità: il consulente rivedrà quanto fatto in precedenza e apporterà le correzioni necessarie. È nel monitoraggio che si esalta l’importanza di un consulente di qualità che, qualunque cosa avvenga, sarà con noi per riadattare la rotta e ci aiuterà a raggiungere in sicurezza i nostri obiettivi di vita più belli.

Questo tipo di servizio è quello che dovremmo, sempre più, imparare a chiedere. Perché un buon medico non propone medicine senza una visita e usa strumenti, conoscenze e protocolli terzi e scientifici.

[1] Ad esempio: Lusardi 2005; Resolution Foundation – A national dividend, the economic impact of financial advice; The Money Advice Service

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Francesca Bertè è Partner Progetica e vicepresidente di Eqwa, Impresa sociale nata per diffondere e sviluppare riflessioni, studi e comportamenti finalizzati a dare benessere ai cittadini attraverso sistemi e strumenti di welfare. Progetta e realizza percorsi formativi di educazione e pianificazione finanziaria. Svolge attività di ricerca su fenomeni sociodemografici, modelli di welfare e politiche sociali, con focus sul ciclo di vita economico delle famiglie. E’ Educatore Finanziario conforme alla norma tecnica UNI 11402. E' autrice, insieme a Sergio Sorgi, del saggio "Felicità cercasi" (2020) e Fiducia sostantivo plurale (2022), editi da Egea.

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