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Previdenza e condizioni economiche

Aspetti economici del “c’eravamo tanto amati”

“E vissero per sempre felici e contenti”: titoli di coda, musica, fine del film. Tutti noi speriamo nel lieto fine, molto spesso, però, le cose non vanno così. Separazioni e divorzi sono all’ordine del giorno e non solo tra le giovani coppie, ma anche tra i coniugi più avanti con l’età.

Nel nostro Paese il divorzio è stato considerato un fatto culturalmente inaccettabile fino a quando, su proposta di Fortuna e Baslini, venne introdotto per legge. Oggi, i dati Istat ci parlano di circa 90.000 separazioni l’anno, con una durata media di un matrimonio di circa 17 anni; la maggior parte delle separazioni avviene dopo il 25esimo anno di matrimonio; l’età media è 48 anni per i maschi e 45 anni per le femmine.

Sta dunque prendendo piede il cosiddetto fenomeno del «grey divorce», ossia la separazione in tarda età: le separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne sono quasi raddoppiate nel giro di dieci anni. Secondo uno studio della inglese Relate[1], per la generazione dei baby boomers lasciarsi e vivere da soli in tarda età sarà sempre di più la norma. I motivi sono vari: c’è l’accettabilità sociale, la difficoltà di ricreare equilibrio dopo la fine dell’educazione dei figli, la mancanza di progetti di vita comuni.

Separarsi, però, non è certo una passeggiata; la fine di un’unione è un momento faticoso che crea dolore, delusione, forte stress e può dare vita a malesseri e comportamenti irrazionali, soprattutto per la stabilità economica presente-futura degli (ormai) ex coniugi.

Ma quali sono i rischi economici a cui si va incontro?

Quando un nucleo familiare si scioglie, reddito e patrimonio ovviamente diminuiscono, spesso si dimezzano, mentre le spese si moltiplicano, sia quelle una tantum, sia quelle ricorrenti. Vivere costa infatti di più, perché significa due case, due auto, due assicurazioni, due vacanze; significa spese sanitarie più elevate: se uno dei due sposi si ammala, chi lo aiuterà?

Esito, separarsi costa. Secondo l’ADOC[2], in Italia un divorzio può arrivare a costare fino a 23.000 euro annui, non poco. Saremmo in grado di affrontare spese di questa entità?

Molti di noi purtroppo non lo sono: secondo un interessante studio inglese[3] la maggior parte delle coppie separate vive seri problemi finanziari, un processo che richiede in media 15 mesi per risolversi.

Casa, lavoro, benessere presente e futuro vengono infatti messi seriamente a rischio. Secondo un recente rapporto Caritas, l’87,7% degli uomini e il 53,1% delle donne dichiara di aver dovuto cambiare abitazione in seguito alla separazione dal partner. Più nel dettaglio: si dimezza la percentuale di coloro che vivono in una casa di proprietà; diminuisce la percentuale delle persone in affitto; cresce il numero di genitori separati che vivono in coabitazione con familiari ed amici o che ricorrono a strutture di accoglienza o dormitori o alloggi impropri.

Avere da parte una piccola riserva per le emergenze potrebbe quindi aiutare nel caso in cui servissero risorse per una nuova, dignitosa, sistemazione.

Non solo casa, ma anche lavoro. Una separazione può infatti impattare sulla routine lavorativa.

Potrebbe infatti servire più tempo libero per gestire i procedimenti legali, per prendersi cura in autonomia di figli o nipoti, delle incombenze di casa o di un’attività prima condivisa con il partner. Potrebbe così diventare necessario lavorare più a lungo, fare straordinari, cambiare lavoro per uno più pagato, adottare un lavoro flessibile o, per i senior, rimettersi professionalmente in gioco.

Sta di fatto che molti di noi, colti impreparati, si trovano costretti ad intaccare i risparmi per far fronte alle spese. Secondo i dati della ricerca inglese, quasi uno su tre consuma i risparmi, un quarto utilizza le carte di credito o chiede un prestito ad amici e familiari.

Inoltre, molti si trovano obbligati a recuperare denaro che non andrebbe toccato, riscattando ad esempio le polizze assicurative o sospendendo i versamenti pensionistici complementari.

Separarsi è difficile, in particolar modo le donne: quasi una su dieci[4] ammette infatti di non poter contare su una pensione perché si affidava all’ ex partner per finanziare il pensionamento.

Cosa fare quindi per evitare di dover consumare rapidamente i risparmi di una vita?

Se di certo non è possibile prevedere se e quando ci si lascerà, è di sicuro utile avere da parte una riserva economica adeguata agli imprevisti, finalizzata a garantirsi una sufficiente autonomia finanziaria per coprire i consumi in situazioni nelle quali i redditi possono ridursi, o mancare del tutto per un certo arco temporale.

È inoltre da non sottovalutare che alcune coppie non riescono a separarsi proprio per motivi economici e che questo genera conflitti rilevanti e talora una sorta di violenza psicologica derivante dalla convivenza forzata.

Prevenire dunque è importantissimo, così come curare. Per chi sta affrontando una separazione, ecco quindi qualche consiglio.

Innanzitutto, cerchiamo di comprendere gli impatti della separazione sulla salute finanziaria. La fine di un matrimonio, sia per le coppie più giovani che per quelle meno giovani, spesso sfiora la lotta per proteggere la propria sicurezza economica. Il divorzio richiede a entrambe le parti di sciogliere i propri legami finanziari che comprendono conti di risparmio e di investimento, piani pensionistici, pensioni, proprietà immobiliari e altre proprietà ottenute durante il corso del matrimonio. In questo caso ricordiamoci di porre attenzione ai nuovi beneficiari (di eventuali polizze assicurative, pensionistiche o lasciti testamentari) e alla modifica di importi e necessità.

Ricordiamoci inoltre di riflettere sulla pianificazione immobiliare fatta in precedenza. Una raccomandazione tipica è rivalutare e modificare i piani immobiliari. Questo spesso comporta revisioni e aggiornamenti alle proprie volontà, in particolare nella designazione del beneficiario del proprio patrimonio.

Un ultimo consiglio è quello, se possibile, di non affrontare tutto da soli ma di farsi aiutare sia sul piano emotivo (facendosi supportare da amici, parenti … ), sia su quello economico (sono numerosissime le associazioni specializzate che danno una mano ad affrontare gli aspetti legali ed economico-finanziari legati a separazioni e divorzi).

Sciogliere il proprio matrimonio non è mai una scelta facile; l’auspicio è che, qualunque cosa si scelga di fare, venga fatta con coraggio e consapevolezza.

 

[1] Associazione no-profit che tutela le relazioni interpersonali

[2] Associazione difesa orientamento consumatori

[3] The hidden cost of divorce and separation – Aviva 2018

[4] The hidden cost of divorce and separation – Aviva 2018

2 Commenti

  • Dopo un fallito matrimonio si vuole ….
    COLTIVARE…LA PRIVACY, L’ EQUILIBRIO, LA CREATIVITA’ .
    POTENZIARE LE PROPRIE CAPACITA’, ALIMENTANDO AUTOSTIMA PER
    CORRISPONDERE ALLE PROPRIE ASPIRAZIONI, DIFENDENDO
    OGNI NOSTRA DIGNITOSA ESISTENZA .
    ACCOMPAGNARE LE PULSIONI DELL’ ESSERE
    PER SOSTENERE IL CREDO…IN CUI SI CREDE .
    IMMAGINARE, AFFERRARE E, POSSEDERE IL SENSO DELLA VITA .
    ALIMENTANDO A DISMISURA IL PROPRIO ATTACCAMENTO ALL’ESISTERE…
    PER SALVAGUARDARLO COME NOSTRO UNICO CAPITALE !

  • Se si fosse un po’ più forbi e disillusi da giovani, si potrebbe divorziare senza perderci troppi soldi.
    Invece tutti, io pure, siamo stati degli illusi.
    Personalmente questa storia mi è costata quasi 90.000 euro

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