Come migliorare la qualità della vita nella propria casa

Nell’imaginario collettivo, la casa è intesa non solo come un ambiente in cui ripararsi dalle intemperie e luogo in cui vivere tutti i giorni, bensì anche come rifugio dagli stress giornalieri, luogo intimo e confortevole, spazio altamente privato e ineludibile.

Con il passare degli anni l’abitazione assume un significato e un’importanza molto più radicata e incisiva. Nel Senior l’attaccamento a tutto ciò che compone l’ecosistema di una casa si rafforza in maniera sempre maggiore, fino a quando l’insorgere di piccoli deficit o malattie croniche, crea il pretesto per adattare e migliorare alcune caratteristiche degli ambienti domestici.

Focalizzando l’attenzione sulla realtà abitativa nazionale, oggi si presentano due differenti scenari per coloro che approcciano la “terza età” e si apprestano a vivere in una condizione di possibile fragilità o senilità.

Il primo riguarda principalmente quel gruppo di persone che, viste le mutate condizioni fisiche e mentali, non ha più la possibilità di vivere autonomamente all’interno della propria abitazione e nel proprio sistema sociale di vicinato. Questo significa un trasferimento della persona da ciò che è sempre stato l’habitat in cui ha vissuto, a un ambiente nuovo, privo di ricordi e oggetti personali che stimolano la memoria. Si tratta di strutture sanitarie protette. Alcuni apprezzano questa soluzione ma per altri è l’occasione di un declino esponenziale della condizione psico-fisica, che porta in un breve periodo a un peggioramento sostanziale della condizione di vita.

Il secondo scenario riguarda un più ampio gruppo di persone over 65, che ha la possibilità e il desiderio di permanere nel proprio sistema domestico e urbano, e questo li facilita nel mantenere i contatti con lo sfondo sociale, relazionale, emotivo e affettivo.

Con l’età che avanza, però è noto che il verificarsi di piccoli deficit fisici, mentali e malattie croniche possono trasformare ambienti, da sempre vissuti in maniera sicura e confortevole, in veri e propri spazi non efficienti, poco accessibili e non sicuri.

Al fine di ridurre i rischi per la salute e migliorare la qualità delle abitazioni, è possibile effettuare molti interventi di carattere micro invasivo fino a soluzioni più complesse, che permettono anche a persone con ridotto grado di autosufficienza di vivere nel proprio habitat.

Si parla ad esempio della riduzione dell’uso di superfici sdrucciolevoli, o tappeti che possono aumentare il rischio di cadute, scegliere e disporre l’arredo in maniera da evitare spigoli e angoli a vista pericolosi, utilizzare il colore come elemento che caratterizza gli ambienti, in modo da favorire le funzioni cognitive e creative dell’individuo, utilizzare maniglie per porte, finestre, mobili e arredo con apertura a leva, che siano facilmente utilizzabili con la mano oppure con il braccio o il gomito.

Questi sono solo alcuni degli accorgimenti basilari che aprono differenti prospettive di intervento sull’ambiente bagno (uno degli spazi in cui i rischi di caduta sono maggiori), soggiorno, cucina e camera da letto, partendo da soluzioni low-cost, semplici da attuare, fino a giungere a soluzioni progettate e disegnate su misura dai professionisti del settore.

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Matteo Zallio, architetto, dottore di ricerca in Industrial Design, Fulbright Scholar. Ricercatore presso il Center for Design Research alla Stanford University – USA, ha condotto ricerca e consulenza su innovazione tecnologica e design for ageing presso la Technological University Dublin (IE), la Loughborough University (UK) e l’Università degli Studi di Genova (IT).

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