Tennis, padel e caviglie

Scrive un lettore: Buongiorno. Ho 61 anni e ho sempre giocato a tennis, negli ultimi anni con meno intensità ma senza farmi mai male. Di recente mi sono fatto convincere da mio figlio a giocare a padel (“se sei capace di giocare a tennis, impari subito anche il padel” – mi ha detto).

Dopo venti minuti che facevo padel ero molto più stanco di quando gioco a tennis e improvvisamente, zac! piede messo male mentre arretravo e un dolore lancinante.  Mi è stata poi diagnosticata una distorsione, probabilmente non grave di 1° grado. Però immagino che dovrò fare un sacco di fisioterapia e chissà se potrò tornare a giocare a tennis. Ma il padel, ha senso giocarci alla mia età?

Breve storia

Il padel nacque negli anni ’70 in Messico, quando un ricco cittadino decise di sfruttare lo spazio disponibile nella sua residenza per costruire un campo che consentisse di giocare a tennis. Lo spazio a disposizione era tuttavia piccolo e limitato da strutture in muratura. Ecco perché, proprio al fine di riuscire a realizzare lo stesso, venne creata un’area di gioco limitata rispetto alle dimensioni di un campo di tennis, completamente circondata da una opportuna combinazione di pareti in cemento e rete metallica, che aveva il compito di impedire alla palla l’uscita dal campo di gioco. Questa combinazione particolare aveva l’indubbio vantaggio di creare un’area di gioco in cui la palla era sempre in movimento.

In Italia la Federazione Italiana Gioco Padel (F.I.G.P.) nacque nel febbraio del 1991, costituita da alcuni amatori, e lentamente si è fatta strada: nell’aprile del 2008 il padel viene riconosciuto dal C.O.N.I., attraverso l’inserimento del Settore Padel nell’ambito della Federazione Italiana Tennis. Nel 2019 la nazionale maschile italiana vince gli Europei di padel.

Come si gioca a padel?

Nonostante si avvicini leggermente al tennis, le regole sono molto differenti.  Bisogna giocare in coppia, quindi occorrono quattro giocatori: il giocatore che riceve si posiziona come nel tennis, in diagonale e al lato opposto di colui che batte. Prima di colpire la pallina bisogna aspettare che rimbalzi una sola volta sul pavimento: a differenza del tennis, si possono utilizzare le pareti del campo di gioco (https://www.youtube.com/watch?v=XB8AIrd6eVc).

Le racchette vengono suddivise per la loro forma in rotonda, a goccia o a diamante. La scelta del peso della racchetta varia a seconda della costituzione fisica: attenzione però, racchette troppo leggere, a volte possono indurre infiammazioni al gomito come l’epicondilite. Quest’ultimo infortunio, può dipendere anche da come la racchetta assorbe le vibrazioni, esse variano in base ai materiali e da come è costruita la racchetta. La scelta del peso quindi è molto importante, perché anche una troppo pesante potrebbe causare lesioni alla spalla.

Luci ed ombre

In sostanza il padel è uno sport relativamente nuovo, con un costante aumento della partecipazione negli ultimi 50 anni. Ma proprio per l’intensità agonistica che si sviluppa durante la partita è stata rilevata una incidenza del 40% di infortuni tra i giocatori di questa disciplina, in un lavoro pubblicato dall’università di Valencia. Non va dimenticato inoltre che, rispetto al tradizionale tennis, i tempi di esecuzione sono accelerati e sottopongono il sistema cardiovascolare ad un impegno notevole in tempi brevi.

Uno dei problemi da non dimenticare è il fatto che si gioca su superfici sintetiche, il che impedisce lo scivolamento della suola (come sulla terra rossa e sull’erba), con il rischio concreto che il piede si blocchi e la successiva torsione possa causare lesioni alla caviglia o al ginocchio.

Una strada simile ha fatto a suo tempo lo squash, che via via ha perso interesse: personalmente ritengo il padel un surrogato aspecifico del tennis con più svantaggi che positività e non lo consiglio come attività fisica sportiva per un senior. Come diceva un grande campione del tennis: “se si tratta di buttare la pallina al di là della rete va bene per tutti, se si gioca bisogna saperlo fare bene”.

foto MaxRiesgo su licenza iStock

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Già primario di riabilitazione specialistica dell’ospedale L. Sacco di Milano e docente presso l’Università degli Studi di Milano, Silvano Busin é Direttore scientifico di ISSA Europe (International Sports Sciences Association Europe) e della rivista Fitness & Sport.

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